Berlusconi garantisce per Verdini, Scajola e Lunardi. Dagli appalti truccati, all’interim alle Attività produttive, la palude governativa sta diventando una sabbia mobile. Gli appalti per il G8 stanno diventando sempre più delle clamorose sabbie mobili per il governo. Dalle indiscrezioni e dai fascicoli che le Procure di Firenze e Perugia che stanno vagliando il caso, ogni giorno emergono a galla storie di corruzione, di appalti truccati e di illeciti che coinvolgono alcuni personaggi di spicco della maggioranza. Berlusconi corre ai ripari, e dopo aver indotto Scajola alle dimissioni, si erge a paladino anti-corruzione: insomma da controllato diventa controllore.
Se lo scandalo che aveva toccato Guido Bertolaso, capo della Protezione Civile, sembra un lontano ricordo (senza una verità finale), i coinvolgimenti che ora investono l’ex ministro Claudio Scajola, il coordinatore del Pdl Denis Verdini e la “new entry” Pietro Lunardi, ministro per le Infrastrutture del primo governo Berlusconi sembrano davvero un harakiri ingestibile. Tutti vicini alla coppia Balducci-Anemone, tutti con qualche implicazione in appalti sospetti e illeciti amministrativi.
Sperando che la verità venga alla luce e si possa far chiarezza sull’innocenza o meno degli indagati, bisogna capire quale rapporto c’era tra i politici coinvolti e la coppia Balducci-Anemone. Solo amicizia o un vero e proprio giro d’affari?
Per il momento gli atteggiamenti e le posizioni dei tre fidati del premier sono state molto diverse.
Scajola ha fatto prima la voce grossa (dichiarando maialate le accuse nei suoi confronti) per poi dimettersi dopo pochi giorni dalla carica di ministro. C’era poco da fare davanti alle accuse di non aver fornito nessuna prova concreta della sua estraneità dall’acquisto di un immobile a prezzo, a dir poco ridicolo, nelle vicinanze del Colosseo a Roma. Scajola il coccodrillo, prima ha mostrato i denti e poi ha pianto!
Lunardi, come Scajola, non risulta nell’elenco degli indagati e occupa una posizione di attesa. Del resto è vero che si è assolutamente innocenti fino a prova contraria. L’ex ministro sarebbe stato coinvolto dalle dichiarazioni di Laid Ben Fathi Hidri, il cittadino tunisino per 14 anni tuttofare della coppia Balducci-Anemone: dalla testimonianza emergono ben 15 operazioni non pulite.
Verdini è sui generis. Indagato ha subito dichiarato io non mi dimetto negando addirittura la possibilità di essere indagato. Per il conta-persone-alle-manifestazioni è tutto “una follia. Avvisi di garanzia non ne ho ricevuti. Dicono che sono indagato ma io non so niente”. E poi ha chiarito “io da che mi dimetto? Non ho responsabilità di governo, solo di organizzazione del partito”. Insomma una carica piccolina!!!
Il garante per i tre è e rimane Silvio Berlusconi. L’interim alle Attività produttive garantisce i garantiti. Insomma un gigantesco conflitto di interessi a partire dagli appalti per finire alle comunicazioni/informazioni. Queste ultime, già in debito di ossigeno, ora avranno ulteriore sterzata, di minzoliniana fattura fino ad essere completamente oscurate come notizie di gossip meno importanti delle diete per l’estate.
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Per Filippo Penati, capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani, “lo spettacolo che arriva dalla maggioranza intorno al ministero dello Sviluppo Economico è, francamente, desolante: autocandidati, partiti che rivendicano quel posto, altri che propongono scambi, altri ancora che lo rifiutano. Sembra di essere tornati alla Prima Repubblica. Altro che governo del fare! Eppure stiamo parlando di un ministero chiave e in un momento di grave crisi economica con aziende a rischio chiusura e migliaia di posti di lavoro in bilico. Berlusconi la chiuda al più presto con un interim già molto discutibile e nomini un ministro che si metta seriamente al lavoro.”
A.Dra
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