“Il 1° maggio è la Festa dei lavoratori di ogni parte d’Italia, di ogni età, condizione e categoria”. Così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della celebrazione del 1° Maggio al Quirinale. “E’ certamente anche una giornata di riflessione e di impegno”.
“Sappiamo – ha sottolineato il Capo dello Stato – che quella del 1° maggio è una tradizione che nasce, 120 anni orsono, in modo drammatico, che per lunghi periodi viene contrastata e repressa con metodi autoritari e perfino nel sangue, ma che nel nostro paese esce confermata e rafforzata dalla lotta antifascista e dal processo costituente. E mi auguro che le giovani generazioni sappiano raccoglierla anche nei suoi tratti festosi, in forme, s’intende, corrispondenti a nuovi costumi individuali e collettivi.
Ora, che l’insorgere di situazioni economiche difficili e complesse determini stati d’animo diffusi in termini di disagio e di preoccupazione per i lavoratori e per i giovani in cerca di lavoro, non toglie che il 1° maggio costituisca l’occasione per esprimere la forte consapevolezza e fierezza del mondo e del valore del lavoro, che hanno in effetti conosciuto – per effetto di trasformazioni sociali e culturali non sempre positive – ingiuste mortificazioni in tempi recenti
“L’articolo 1 della nostra Costituzione – che pone il lavoro a fondamento della Repubblica – non è un residuato post-bellico di singolare marca italiana. Quel valore – ha ribadito il Capo dello Stato – è la chiave dell'”economia sociale di mercato cui la più recente e attuale Carta di principi e di indirizzi dell’Unione Europea – il Trattato di Lisbona – áncora il progetto dell’Europa unita”.
Il Presidente ha definito “un bel segno quello che danno i segretari delle maggiori Confederazioni sindacali celebrando insieme oggi il 1° maggio a Rosarno. Quindi, lo ripeto per l’ennesima volta, nessun allentamento dell’impegno più severo per garantire la sicurezza e la vita sul lavoro. E così, anche, un rinnovato impegno per contrastare in tempi di crisi l’estensione dell’economia sommersa, con tutto il suo corredo di illegalità e di effetti perversi, e per disboscarla sistematicamente ed energicamente”.
Il Presidente Napolitano si è quindi rivolto ai giovani che gli indirizzano degli appelli: “Posso solo dire che sono vicino e ho in mente le loro condizioni e le loro ansie, quando nell’ambito del mio ruolo, che non è un ruolo di governo, mi esprimo sui temi della politica economica e sociale”.
Il Capo dello Stato, dopo aver ricordato che su alcuni temi si è recentemente espresso chiedendo alle Camere con messaggio motivato una nuova deliberazione sulla legge in materia di rapporti di lavoro, ha chiarito che è ora “in attesa della conclusione del riesame parlamentare in corso: apprezzerò vivamente ogni riscontro positivo alle osservazioni da me formulate, ma astenendomi doverosamente da ogni commento e giudizio e procedendo quindi – come la Costituzione tassativamente prescrive, anche se qualcuno mostra di ignorarlo – alla promulgazione della legge nella nuova versione approvata dalle Camere”.
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Primo maggio. Cortei a Milano e Torino, sit-in a Iglesias. E in Sicilia l’angoscia delle fabbriche chiuse. Per centinaia di lavoratori festa triste davanti ai cancelli chiusi. Decine di migliaia in corteo nei capoluoghi lombardo e piemontese. Atto vandalico a Udine
PALERMO – E’ stata una festa del primo maggio amara quella trascorsa da centinaia di lavoratori siciliani costretti alla cassa integrazione o alla mobilità in una regione che è al primo posto per il tasso di disoccupazione (13,9%), un dato che diventa ancor più drammatico se si considera che il tasso arriva al 38,5% tra i giovani. A Portella della Ginestra, dove nel 1947, mentre si celebrava la festa del lavoro vennero massacrati decine di lavoratori dalla banda di Salvatore Giuliano contadini e bambini, si è svolta la consueta commemorazione con bandiere di sindacati, musica, famiglie allegre e, per la prima volta, con la partecipazione dell’Associazione Nazionale Partigiani.
In diverse fabbriche e aziende siciliane invece ha prevalso l’angoscia tra i lavoratori davanti le aziende chiuse. Come alla Sat di Aci Sant’Antonio (Catania), dove oltre 150 persone sono in cassa integrazione: “E’ una giornata triste – dice un lavoratore – L’azienda chiude e io non so che fare. Dove trovo un impiego a 47 anni?”. I dipendenti hanno anche creato un profilo su Facebook per supportare la loro lotta e lunedì il sindaco Giuseppe Cutuli ha convocato una riunione in comune cui sono invitati i sindacati e la Regione per cercare di trovare soluzioni.
Preoccupazione anche a Termini Imerese , nel Palermitano, dove il 3 maggio gli operai della Fiat dovrebbero tornare a lavorare dopo la Cig, ma con un futuro tutt’altro che roseo vista la conferma della chiusura della fabbrica data dall’Ad Marchionne e l’annuncio di una nuova cassa integrazione a partire dal 20 maggio prossimo. “Ma è certo – dice la segretaria regionale Fiom Giovanna Marano, che oggi è andata a trovare i lavoratori della Sat – che non staremo con le mani in mano a guardare la fabbrica che chiude”.
All’Italtel di Carini (Palermo), con 60 operai in Cig su circa 200, le famiglie dei lavoratori hanno festeggiato davanti al gazebo montato per presidiare la fabbrica.
E scontenti, oggi, erano anche i tanti commessi dei negozi palermitani i cui proprietari per arginare il calo delle entrate hanno deciso di aprire le saracinesche. Nessuno parla ma si capisce che l’apertura del primo maggio non è andata loro a genio.
E da contrappunto ai negozi, soprattutto i grandi magazzini, aperti fanno le vetrine sparse in tutta la città con la scritta “Affittasi” o “Chiuso”, segno di una crisi che non accenna a terminare.
Il Primo Maggio in Sardegna è stato di lotta sul ponte di Campo Pisano per i lavoratori della Rockwool di Iglesias, che da oltre due settimane stanno si sono accampati sulla statale 130 che collega Cagliari ad Iglesias, all’altezza dell’ingresso della miniera di Campo Pisano, sede dell’Igea. Oggi, gli operai della fabbrica di lana di roccia, chiusa da oltre un anno, hanno messo in atto un sit-in attorno allo svincolo del ponte, rinominato “Un ponte per il lavoro” in direzione Cagliari. “Salite sul ponte insieme a noi per il lavoro – dicono in una nota – La nostra lotta proseguirà ad oltranza: rivendichiamo il lavoro che la Rockwool, multinazionale danese, ci ha portato via. Chiediamo al governo e alla Regione sarda – dicono – una ricollocazione entro il 30 giugno. Il ponte per il lavoro è la lotta per tutto il Sulcis Iglesiente, invece, non ci pensa nessuno”.
Milano. La manifestazione per celebrare la Festa, cui hanno partecipato oltre 30 mila persone, ha preso il via a Porta Venezia e si conclusa in piazza del Duomo, con i comizi dei segretari regionali. Gli slogan sono stati incentrati sulla difesa del lavoro e sul superamento della precarietà. Al corteo hanno partecipato molti lavoratori di aziende lombarde in crisi. Si è notato un gruppo di ultraquarantenni che, con uno striscione, denunciano la loro condizione: “Troppo giovani per la pensione, troppo vecchi per lavorare”.
Torino . Affollatissimo il centro della città per questo Primo Maggio: il corteo sindacale si è mischiato con le numerose comitive di pellegrini diretti all’Ostensione della Sindone, alla vigilia della visita del Papa. In piazza Castello, dove si è tenuto il comizio, le bandiere dei sindacati e gli striscioni con i nomi delle aziende in crisi si sono mescolate con le pettorine viola dei volontari del comitato dell’Ostensione.
Al corteo sindacale hanno partecipato oltre 30 mila persone. Presenti, tra le altre autorità, il sindaco Sergio Chiamparino, il presidente dell’Anci (molto applaudito dai cittadini lungo il percorso), il vicepresidente della Regione Roberto Rosso, il presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta e l’ex presidente della giunta regionale Mercedes Bresso.
C’è stato un odioso atto vandalico a Udine , in pieno centro, contro una iniziativa di sensibilizzazione sulle “morti bianche”. Nella notte, ignoti hanno distrutto diversi manichini rivestiti con tute blu, che il fotografo Angelico Benvenuto aveva piazzato in via Paolo Sarpi “proprio per far riflettere la gente, in questo primo maggio, sulle morti sul lavoro”. Sulla vicenda stanno indagando Carabinieri e Digos. I manichini rotti sono stati ripristinati, mentre quelli rubati sono stati sostituiti. “La mostra – provocazione – ha detto Benvenuto – rimane quindi intatta e sta lì a interrogare tutti coloro che passano per la città”. La mostra era stata voluta congiuntamente dalla provincia di Udine e dal comune ed era stata inaugurata due giorni fa.
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