A Portella della Ginestra il Primo Maggio del 2010 un popolo di buona memoria si è dato appuntamento. Un popolo della storia, quella del sogno di una grande primavera di diritti massacrato ignobilmente. Portella della Ginestra, 63 anni fa. Circa duemila persone sono in cammino festanti. Donne, uomini, vecchi, bambini, sui carretti, a dorso di mulo, a piedi. E’ il Primo maggio. La speranza corre sui visi, all’orizzonte una Sicilia nuova, libera. Normale. ll 20 aprile 1947 il Blocco del Popolo (socialisti, comunisti, indipendenti) ha vinto le elezioni regionali capovolgendo gli esiti di quelle per l’Assemblea Costituente che aveva visto il trionfo della DC. La concessione delle terre incolte ai contadini – già stabilita col decreto Gullo nell’ottobre 1944 – non sembra più un miraggio, anche se è costata appena qualche tempo prima sangue. Ancora sangue. L’11 settembre 1945 a Ficarazzi (PA) viene ucciso Agostino d’Alessandro, segretario della Camera del lavoro; il 2 novembre 1946 a Belmonte Mazzagno (PA) tredici banditi uccidono i contadini Giovanni, Vincenzo e Giuseppe Santangelo che facevano parte di una Cooperativa in attesa dell’assegnazione di un feudo. Tra il ’45 e il ’46 perdono la vita i sindacalisti Nunzio Passafiume, Agostino d’Alessandro, Giuseppe Scalia, Nicolò Azoti e i sindaci socialisti Gaetano Guarino e Pino Camilleri. Il 1947 si apre con l’assassinio del segretario della camera del lavoro di Sciacca Accursio Miraglia. E tanti altri.
La mafia si mette di traverso alla nuova stagione. Quindi gli agrari, che l’hanno assoldata. E certa politica sorella.
Ma a Portella è festa. Arriva la gente, si riempie la vallata. All’improvviso, le raffiche di mitra, dalle colline: 12 i morti e 27 i feriti. Il canto è soffocato, si corre dappertutto, si cade, ci si mette al riparo.
A Portella si ristabilisce così il tempo solito del sopruso, è la prima strage nell’era repubblicana. La CGIL proclama lo sciopero generale lanciando accuse precise: il latifondisti vogliono soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori. Le indagini sono frettolose, e il 2 maggio il Ministro Scelba si alza nell’Assemblea Costituente e dichiara che dietro la strage non si nasconde alcun movente politico, ma che si tratta bensì di un fatto assolutamente isolato: Salvatore Giuliano e la sua banda sono gli unici responsabili. Il processo di Viterbo del 1951 conferma la tesi di Scelba. In tempi recenti tante ipotesi si sono accavallate tra cui quella secondo cui ad organizzare il massacro siano intervenuti i postfascisti della X Mas di Valerio Junio Borghese e i servizi segreti degli Stati Uniti D’America preoccupati dell’avanzata comunista in Italia. Giustizia, comunque, non è fatta.
Ma quell’ansia di riscatto, quelle vite innocenti, quel tempo sperato di normalità non si sotterrano.
A Portella il primo maggio 2010 suona una novità che va abbracciata e condotta avanti come forza di futuro: nel corteo e sul palco, accanto alla CGIL, tradizionalmente promotrice e organizzatrice dell’iniziativa, c’è l’ANPI. La lotta alla mafia, le istanze contadine si incontrano con l’antifascismo. La memoria si allarga alla più grande epopea di lotta per la libertà che il Paese abbia mai conosciuto: la Resistenza. Due forze che si uniscono per richiamare le coscienze democratiche ad un’attiva responsabilità. L’appello lanciato da CGIL e ANPI (su www.anpi.it) parla chiaro: “Il segno, il simbolo di un impegno comune: la memoria diffusa del sacrificio più alto, la libertà, il lavoro, la dignità. E il loro domani. Per un’Italia migliore. Delle radici: Resistenza, Costituzione, Democrazia”. Un impegno improcrastinabile, visti i tempi. A raccogliere e condividere questo dettato di militanza civile molte personalità del mondo della politica, della cultura dello spettacolo. Giorgio Bocca, Andrea Camilleri, Bice Biagi, Margherita Hack, Guglielmo Epifani, Giuseppe Tornatore, Concita De Gregorio, Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola, Stefano Benni, Massimo Ranieri, per citarne alcuni. E ringraziamo Articolo 21 che, attraverso il suo portavoce Beppe Giulietti, ha prontamente aderito annunciando la sua partecipazione.
Un’iniziativa straordinaria, dunque, legata alla storia più profonda del nostro Paese e proiettata nel futuro dei diritti, della libertà, della democrazia. Crediamo, quindi, debba avere la dovuta risonanza nazionale e facciamo appello a tutti gli organi di stampa affinché portino attenzione ed un fattivo contributo in questo senso.
*ANPI Nazionale
da www.articolo21.org