La polizia di Reggio Calabria sta eseguendo 31 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di italiani e stranieri accusati di sfruttamento di manodopera clandestina nelle campagne di Gioia Tauro e di Rosarno. L’operazione, frutto delle investigazioni volute dopo le rivolte degli extracomunitari dello scorso gennaio, ha portato al sequestro di 20 aziende e 200 terreni, per un valore stimato di 10 milioni di euro. La polizia, in collaborazione con carabinieri e guardia di finanza, sta eseguendo le 31 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip dalla Procura della Repubblica di Palmi dopo le indagini che hanno permesso di scoprire, secondo la nota, che «vi erano … condizioni di assoluta subordinazione in cui versavano i migrantes, finiti nelle mani di persone che, sotto gravi minacce di ritorsioni, imponevano opprimenti e inique condizioni lavorative».
Lo sfruttamento e le condizioni inique in cui erano costretti a lavorare fu alla base della rivolta degli immigrati avvenuta nei mesi scorsi a Rosarno. È quanto emerso dalle indagini che hanno portato stamani ad una operazione della squadra mobile, dei carabinieri e dei finanzieri contro il fenomeno del caporalato. Gli investigatori hanno accertato che alla base delle proteste e degli episodi di violenza vi erano le condizioni di assoluta subordinazione in cui versavano gli immigrati finiti nelle mani di persone che li costringevano a lavorare in condizioni inique. Gli immigrati, inoltre, avrebbero subito anche ripetute minacce. I lavoratori extracomunitari erano costretti, infatti, a lavorare mediamente dalle 12 alle 14 ore al giorno ricevendo un compenso di una decina di euro al giorno. Gli extracomunitari che si ribellavano subivano ritorsioni e minacce. La rivolta di Rosarno, infatti, fu determinata proprio dal ferimento a colpi d’arma da fuoco di due lavoratori extracomunitari.
L’Unità 26.04.10
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“Rosarno, immigrati schiavizzati” In carcere i caporali della rivolta
Arrestate trenta persone nella cittadina calabrese: le indagini avviate dopo gli scontri: “Emergono sfruttamento e minacce ai lavoratori extracomunitari”
ROSARNO – Almeno trenta persone in carcere. E’ questo, per il momento, il bilancio del blitz in Calabria contro il racket dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù degli immigrati in agricoltura. L’operazione anti-caporali nasce dalle indagini avviate nel gennaio scorso, dopo la clamorosa rivolta degli extracomunitari 1 impegnati nella raccolta degli agrumi.
Dalle indagini emerge chioaramente che alla base di quella rivolta c’era lo sfruttamento e le condizioni inique in cui gli immigrati erano costretti a lavorare. Gli immigrati, inoltre, avrebbero subito anche ripetute minacce. I lavoratori extracomunitari erano costretti, infatti, a lavorare mediamente dalle 12 alle 14 ore al giorno ricevendo un compenso di una decina di euro al giorno. Gli extracomunitari che si ribellavano subivano ritorsioni e minacce. La rivolta di Rosarno, infatti, fu determinata proprio dal ferimento a colpi d’arma da fuoco di due lavoratori extracomunitari.
I trenta arrestati sono accusati di essere una parte dell’organizzazione di sfruttamento. Tra loro ci sono sia italiani che extracomunitari. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrate venti aziende e duecento terreni, per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro. Sono state scoperte anche numerose presunte truffe compiute nei confronti degli enti previdenziali.
La Repubblica 26.04.10