Il governo decide di distribuire i fondi per l’edilizia scolastica che colpisce gli istituti meridionali. Nel frattempo taglia i fondi alla sicurezza. A un anno e mezzo di distanza dal crollo di Rivoli, dopo le mille promesse di fondi per rendere più sicure le scuole, che cosa resta? Che ieri in Conferenza Stato-Regioni si è discusso di quella che sembra una beffa: un taglio ai fondi stanziati per la messa in sicurezza delle scuole del sud.
Nel frattempo, in un’intervista il ministro dell’Istruzione Gelmini annuncia un aumento degli stipendi per gli insegnanti più bravi provocando le proteste dei sindacati che chiedono risorse. «Gli aumenti vanno inseriti nell’ambito di una trattativa – sottolinea Mimmo Pantaleo, segretario della Flc Cgil – e va sottolineato comunque che mentre si discute di cose che verranno, le retribuzioni dei professori sono state tagliate ripetutamente e quest’anno sono stati stanziati soltanto 8 euro di aumento. Mi pare che ci sia un’incongruenza in tutto ciò».
E sono proprio i fondi il nodo del contendere anche sulla sicurezza nelle scuole. La Conferenza infatti vuole cambiare il meccanismo di divisione dei fondi: prima si assegnava alle regioni meridionali l’85% delle risorse ora si intende stabilire i parametri della ripartizione in base alla popolazione studentesca e al tipo di scuole.
«Alcune regioni, anche la mia, non condividono questo provvedimento che utilizza ancora una volta i fondi Fas» – ha chiarito Vito De Filippo, presidente della Regione Basilicata. «Questa è l’ennesima puntata di un romanzo dal titolo ’Lo scippo dei fondi Fas’ che tocca soprattutto le regioni del Sud». Soddisfatto, invece, il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota: «Qualcuno vuole di più ma sono soldi che arrivano e questo è importante, è una cosa positiva». Anche il segretario della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo è contrario: «Non si tiene conto del fatto che al Sud la situazione delle scuole è molto più deteriorata». In realtà la situazione è critica in tutt’Italia. Del miliardo di euro stanziato sull’onda emotiva della morte di uno studente 235 milioni sono stati utilizzati per l’emergenza abruzzese. I governatori hanno chiesto al governo che a pagare l’emergenza terremoto non siano le scuole, e dal ministero garantiscono che i fondi verranno reintegrati.
Nel frattempo però nel decreto-legge «milleproroghe» è stato inserito un ulteriore rinvio del termine per l’erogazione dei 300 milioni di euro previsti dalla legge finanziaria per il 2010 per il programma straordinario per l’edilizia scolastica. «E questo ha provocato un ulteriore aggravamento della situazione in cui versano le scuole», sottolinea Manuela Ghizzoni, deputato del Pd.
Altro punto dolente è l’anagrafe degl edifici: iniziata nel 1996 e rimessa in moto dopo la tragedia, non è ancora stata varata, a dispetto delle promesse di terminare il lavoro in breve tempo. Infine, l’aumento del numero di alunni per classe che nella gran parte degli istituti fa sforare i limiti previsti dalla legge per garantire la sicurezza.
La Stampa 23.04.10