Più che mai rinvigorita. L´Anpi, l´associazione dei partigiani, fa un bilancio alla vigilia del 25 aprile, dal quale risulta che ha raggiunto 110 mila iscritti, nel 2009. Un boom mai visto. Ma soprattutto, dovuto alle nuove leve di «ragazzi partigiani», giovani e perfino giovanissimi che di guerra e Resistenza hanno solo sentito parlare, ma convinti di poter contribuire lo stesso alla causa per cui i partigiani doc lottarono e morirono: la democrazia e la Costituzione.
Un 25 aprile in cui non mancano le polemiche. A Mogliano, in provincia di Treviso non si suonerà “Bella ciao”. Anche se il sindaco leghista, Giovanni Azzolini nega: «Nessun problema a far suonare ´Bella ciao´ alla banda comunale, se i partigiani lo chiedono», meglio, però, la ‘Canzone del Piave´, «che celebra il fiume sacro alla patria». Azzolini ricorda di «essere iscritto all´Anpi», non vuole sentire parlare di veti e davanti alle tv locali e sul web canta “Bella ciao” e parla di «fraintendimento». Tuttavia, ritiene che l´inno al Piave è più adatto, «tanto più che proprio da Mogliano la Terza Armata partì per riconquistare l´Italia». Protesta l´Anpi, ricordando che ‘Bella Ciao´ è «canzone di tutti».
I partigiani snocciolano i numeri: a controbilanciare il 10% di iscritti, ovviamente in calo, di partigiani storici e di ‘patrioti´ delle Sap e delle Gap (le Squadre e i Gruppi di Azione Patriottica), uomini e donne che hanno doppiato da un pezzo gli 80 anni, c´è ormai un altro 10% di ‘juniores´ fra i 18 e i 30 anni, mentre il grosso degli iscritti (60-65%) appartiene alla fascia, ampiamente «postbellica», di 35-65enni. Una vera rivoluzione, anagrafica e culturale, resa possibile dal nuovo statuto che dal 2006 ha aperto le porte dell´Anpi a chiunque dichiari e sottoscriva di essere «antifascista». Nel giro di tre anni si è passati così da 83 a 110 mila iscritti, con un più 27 mila che, confrontato con il calo costante degli anni pre-riforma (dai 75 mila iscritti del 2000 se ne stavano perdendo centinaia l´anno), ha riportato l´entusiasmo nei comitati di tutta Italia.
Ma guai a pensare che la modifica dello statuto sia stata un escamotage anti-età: «Noi abbiamo combattuto per valori che tutti gli uomini hanno dentro, e che spetta a tutti difendere, in qualunque epoca» sostiene Silvano Sarti, 84enne protagonista della Resistenza fiorentina e presidente dell´Anpi di Firenze. Dove, nelle due sezioni più grandi della provincia, i giovani di 18-35 anni sono passati in tre anni da zero a 342, i 35-60enni sono più di due terzi degli iscritti, e a capo di un´altra è stato da poco eletto il segretario più giovane d´Italia: «Chi si associa all´Anpi» spiega Sarti «semplicemente ama la Costituzione e vuole difenderla. E chi deve scendere per primo in piazza se non dei giovani con le gambe buone?». E che non si tratti solo di numeri, lo dimostra, spiega il vicepresidente dell´Anpi nazionale Armando Cossutta, quel che avviene nelle sezioni e nei comitati provinciali: «Pieni di gente di ogni classe sociale, di ogni professione, di ogni età, felici di avere uno spazio che i partiti non offrono più: limpido, pulito, senza arrivismi». La «nuova giovinezza» dell´Anpi «sembra figlia anche della crisi della politica». E il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha invitato l´intera giunta a iscriversi all´Anpi, con lui in prima fila.
La Repubblica 22.04.10
Pubblicato il 22 Aprile 2010