In un vertice agitato il Presidente della Camera minaccia la scissione e il premier ribatte chiedendone le dimissioni mentre Schifani parla di voto anticipato. Bersani: “Hanno più problemi di quanto si dice e non si risolvono con i voti di fiducia”. Bindi: “Il successo della Lega ha innescato la crisi”. Zoggia: “Sono in crisi per il crollo di voti, il PD ora acceleri sulla sua linea”.
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è pronto a rompere con Silvio Berlusconi e oggi se lo sono dettia quattro occhi, tanto che Fini è pronto a costituire un suo gruppo autonomo in Parlamento. Il Cavaliere avrebbe risposto chiedendo a Fini di lasciare la terza carica dello Stato in caso di rottura. Tra i tanti motivi di attrito pesa oggi molto l’eccessivo appiattimento di Berlusconi sulle posizioni del Carroccio, uscito rafforzato dall’esito delle elezioni regionali. “Quando una maggioranza si divide non resta che dare la parola agli elettori”, ha commentato il presidente del Senato Renato Schifani.
A due settimane dal voto delle regionali la crisi più grave della maggioranza fa ribadire al segretario del PD, Pier Luigi Bersani, come “il centrodestra ha più problemi di quanto dice, ed i problemi politici non si possono risolvere solo ponendo la fiducia in Parlamento”.
“La presidenza della Camera non sia nella disponibilità di Berlusconi, almeno quella, lo invito ad essere più prudente – ha aggiunto in serata al Tg2 – la destra non riesce a dirimere i suoi problemi e perciò resta tutto fermo da anni”. E elenca cosa non va: “Il distacco profondo tra le politiche del governo e i problemi economici e sociali, come le confuse prospettive di riforma evidentemente non condivise. La verità è che sui temi di fondo del paese questo è sempre stato un governo senza decisioni e che a furia di decreti i problemi non si risolvono. Così sulle riforme, sono sempre stato convinto che, a differenza di quello che si racconta in giro, il centrodestra sta producendo molte discussioni e chiacchiere ma non ha presentato alcuna proposta in Parlamento. Vuol dire che c’è un problema”.
Rosy Bindi, presidente dell’Assemblea nazionale del Partito Democratico critica anche lei l’analisi del voto sulle regionali: “Hanno esultato troppo presto e ora si vede quanto fragile fosse il risultato elettorale. Com’era prevedibile, il successo della Lega ha innescato la crisi della destra con il Pdl percorso da una guerra intestina.
Per Berlusconi le regionali sono state una vittoria di Pirro. Il guaio è che il paese e le istituzioni pagano le conseguenze di chi non ha senso dello Stato e pretende di legare le cariche istituzionali agli equilibri di partito”.
Enrico Letta stoppa il dialogo sulle riforme: “C’è da chiedersi come si possa impostare un dialogo serio sulle riforme se il partito di maggioranza si sta di nuovo dividendo in due. La maggioranza faccia chiarezza, altrimenti è tutta una grande presa in giro” avverte il vice segretario del PD.
Davide Zoggia, responsabile Enti locali della segreteria del Pd vede nella rottura sfiorata “la dimostrazione che il dato elettorale non è stato letto in maniera corretta.
A fronte, infatti, di una sostanziale tenuta del Pd, per la prima volta si è avuto un crollo di voti del Pdl non compensato dal voto leghista. Serve, quindi, mettere in pratica ciò che il Congresso prima e le Primarie del 25 ottobre poi hanno stabilito cambiando una linea politica che, evidentemente, non era stata considerata premiante. Occorre perciò proseguire con maggiore determinazione sulla linea tracciata da Bersani: accorciare le distanze tra le opposizioni, radicare il partito nel territorio e definirne l’identità, lanciare una sfida al governo sulle riforme istituzionali e, soprattutto, economiche e sociali, costruire cioè le condizioni per offrire un’alternativa positiva agli italiani”.
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