Nota dei deputati PD Marianna Madìa, Ivano Miglioli, Giulio Santagata e Maria Grazia Gatti
La precarietà potrebbe essere rappresentata come un grande segno meno. Il lavoratore «meno garantito» guadagna meno, ha meno tutele su maternità, malattia, indennità di disoccupazione. La crisi lo ha colpito duramente e, come ha sintetizzato Pietro Ichino, si è trovato per strada «senza un giorno di preavviso e senza un euro di indennità». (…) E la lettera di M.M.V. su l’Unità dell’11 aprile è un esempio concreto di ciò che stiamo raccontando. (…) Abbiamo presentato insieme a un centinaio di altri deputati, e dopo approfondite discussioni con l’associazion e 20 maggio,un disegno di legge per l’istituzione di un contratto unico di inserimento formativo (Cuif). Il Cuif è una forma incentivante di accesso al lavoro che unifica e assorbe tutte le forme di lavoro precario attualmente esistenti, che prevede una prima fase di ingresso utilizzando il contratto a tempo determinato per un massimo di 36 mesi, e che rende conveniente per le aziende l’assunzione a tempo indeterminato. Su alcuni punti vorremmo soffermarci: dopo il periodo a tempo determinato, si incoraggia l’assunzione a tempo indeterminato con le piene tutele previste oggi da questo tipo di contratto (compreso l’articolo 18); il ddl prevede anche una convergenza dei diritti, delle tutele e delle opportunità nonché, gradualmente, della contribuzione per tutte le tipologie contrattuali; si semplifica il mercato del lavoro abolendo alcuni tipi di contratto proliferati con la legge 30 e rimettendo delle giuste causali – secondo la normativa europea – all’uso del contratto a termine o dei contratti a progetto; si rimette in moto il meccanismo degli incentivi (come ha detto Maurizio Ferrera sul Corriere della Sera del 10 aprile, in Italia sono pochi ed inefficaci) legandoli alla formazione e incentivando la stabilità; si premia la formazione effettiva, ridando significato ai contratti a contenuto formativo. Il tema della formazione dei lavoratori è cruciale. Per il governo e il suo Ministro
del Lavoro, la precarietà delle giovani generazioni non è niente altro che «ragazzi che fanno lavoretti».
Non è così. Occorre ridare dignità al lavoro attraverso più tutele e più formazione, anche nei lavori manuali. (…) In questo modo, la lotta alla precarietà, attraverso inclusione sociale e qualificazione,puòdavvero diventare uno degli strumenti necessari per ridare sviluppo al nostro Paese.
L’Unità 14.04.10
Pubblicato il 16 Aprile 2010