Nuovo processo per Silvio Berlusconi, accusato di frode fiscale (8 milioni di euro evasi) e di appropriazione indebita (34 milioni di dollari) nell’ambito dell’inchiesta Mediatrade-Rti su presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi per creare fondi neri. Questa l’accusa formalizzata dal pubblico ministero di Milano Fabio De Pasquale, che ha chiesto il rinvio a giudizio del premier e dei suoi coimputati (12). Nell’inchiesta sono infatti coinvolti, per frode fiscale, anche Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, vicepresidente e presidente di Mediaset, nonché altre nove persone. La Procura di Milano aveva chiuso l’indagine il 22 gennaio ma prima di chiedere il processo al giudice per l’udienza preliminare ha preferito aspettare le elezioni. Davanti al Gup, Berlusconi potrà far valere il «legittimo impedimento» appena diventato legge, che sospenderà il processo (fino a 6 mesi e per un massimo di 18); la sospensione, però, non vale per i suoi coimputati. Se invece dovesse rimettersi in cammino il «processo breve», la nuova legge brucerebbe quasi 2 anni e mezzo di tempo, lasciando poco più di 6 mesi per arrivare alla sentenza, pena l’estinzione del processo. Impossibile.
I reati non risultano ancora prescritti perché l’approvazione indebita sarebbe stata consumata, tra Milano e Dublino, dall’8 febbraio 2003 al 30 novembre 2005, mentre la frode fiscale è contestata fino al 30 novembre 2009. Sino alla fine dell’anno scorso, quindi, secondo la Procura di Milano, Berlusconi padre e Berlusconi figlio, «sulla base di una falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie di Mediatrade e Rti (società del gruppo, ndr), indicavano nelle dichiarazioni consolidate di Mediaset elementi attivi inferiori al reale». Tra gli altri imputati, anche il produttore Frank Agrama, Daniele Lorenzano, ex capo acquisti di trasmissione per il gruppo Fininvest e Mediaset, Roberto Pace e Gabriella Ballabio, ex manager di Mediatrade.
Il meccanismo ipotizzato dal Pm è simile a quello del processo in cui Berlusconi è imputato di frode fiscale per i presunti fondi neri creati da Mediaset attraverso la compravendita dei diritti Tv e cinematografici (la prossima udienza è il 12 aprile). Mediaset avrebbe rinunciato a trattare i diritti televisivi direttamente con le majors americane, come fino agli anni ’80 faceva personalmente Silvio Berlusconi, e avrebbe affidato l’incarico a un egiziano diventato cittadino americano, Frank Agrama, appunto, “socio occulto” del capo del governo perché comprava i diritti per rivenderli alle società di Berlusconi a prezzi gonfiati. Lo scopo: sottrarre denaro da Mediaset nonché alla disponibilità degli azionisti, mettendolo all’estero al riparo dal fisco.
Nell’atto di fine indagini si fa riferimento, tra l’altro, alla presenza di due cittadini di Hong Kong, fiduciari di Agrama, accusati di aver riciclato denaro proveniente dall’appropriazione indebita.
«Contestazioni assurde», aveva protestato Mediaset alla notizia della chiusura delle indagini, prodromica alla richiesta di rinvio a giudizio, rivendicando la «più rigorosa osservanza dei criteri di trasparenza e delle norme di legge» nei bilanci e nelle dichiarazioni fiscali della società. Secondo Berlusconi, invece, si trattava dell’ennesima «persecuzione giudiziaria».
Il Sole 24 Ore 10.04.10