Circa un mese fa il Consiglio dei Ministri ha nominato il fisico Luciano Maiani presidente del Cnr. La nomina fu accompagnata da polemiche in quanto l’illustre scienziato sottoscrisse la lettera contro la partecipazione del Papa alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno accademico della Sapienza di Roma. Qui di seguito pubblichiamo un intervento del sottosegretario Luciano Modica.
Negli ultimi mesi il panorama politico italiano è cambiato tanto profondamente quanto velocemente. L’irrompere sulla scena del Partito Democratico ha provocato una rapida semplificazione degli schieramenti e stimolato promettenti novità, come la disponibilità ad affrontare insieme, maggioranza e opposizione, i problemi generali cruciali per il futuro dell’Italia. Nella fase finale della legislatura sarebbe stato un buon segnale di cambiamento l’adozione da parte di tutte le forze politiche di un nuovo atteggiamento bipartisan su temi strategici, come ad esempio le politiche nazionali sulla ricerca scientifica. Un’occasione è però andata perduta nel caso della nomina dello scienziato Luciano Maiani alla presidenza del CNR, proprio oggi registrata dalla Corte dei Conti. Chi si attendeva un dibattito parlamentare pacato e documentato sulla scelta del Governo si è dovuto ricredere, almeno alla Camera. Di fronte ad una maggioranza di centro-sinistra compatta e motivata il centro-destra ha lanciato un attacco politico in grande stile contro la candidatura di Maiani. Al voto finale i favorevoli hanno prevalso ampiamente ma le argomentazioni dei deputati contrari hanno indotto qualche preoccupazione sugli scenari futuri. E’ praticamente impossibile contestare il valore scientifico e l’esperienza manageriale di Maiani. E’ uno dei maggiori fisici italiani, co-autore di uno degli articoli scientifici più famosi della fisica moderna in cui si predisse l’esistenza del quark ‘charm’, Medaglia Dirac nel 2007, ancora oggi molto attivo nella ricerca di frontiera. Inoltre è un manager scientifico di grande esperienza: ha presieduto il più quotato dei nostri enti di ricerca (l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) ed è stato direttore generale del CERN di Ginevra, il più famoso centro internazionale di ricerca nel campo della fisica delle alte energie in cui lavorano centinaia di scienziati che conservano della sua direzione un ricordo pieno di ammirazione. Eppure qualche deputato ha criticato la figura di Maiani utilizzando dati raccolti sul web in modo poco accorto, come parametri bibliometrici errati sulla sua produzione scientifica ed informazioni spazzatura recuperate da siti non controllati. Certo preoccupa l’imperizia, ma ancor più l’aggressività. Maiani è stato accusato di aver commesso imperdonabili errori di fisica e di aver firmato articoli di ricerca cui aveva contribuito poco. Mentre l’interessato si è chiuso in un dignitoso riserbo, sono immediatamente piovute le precisazioni sdegnate di fisici stranieri di fama internazionale (tra cui un Premio Nobel) che hanno testimoniato senza esitazioni l’importante ruolo scientifico giocato da Maiani. Paradossalmente la vicenda ha dato l’opportunità di puntualizzare una pagina importante della storia della fisica degli ultimi cinquant’anni e la posizione di leadership del nostro Paese e di Maiani in questo campo, messa in dubbio, spiacevolmente, proprio da parlamentari italiani. Sull’opportunità e sul metodo della nomina sono state principalmente due le critiche mosse dai deputati del centro-destra. Una critica era relativa alla famosa lettera inviata al proprio rettore da un gruppo di professori dell’Università Sapienza di Roma, tra cui lo stesso Maiani, nella quale essi esprimevano un dubbio sull’opportunità di affidare la prolusione di inaugurazione dell’anno accademico al Sommo Pontefice. L’altra critica era relativa alla possibilità per un Governo dimissionario di nominare il presidente del CNR, per giunta mediante una procedura contestabile di individuazione delle candidature. Sulla prima critica si è detto tutto e persino troppo. Un unico dato va ricordato ad onor del vero; poi ciascuno è libero di pensarla come vuole. Nel novembre 2007 Maiani firma la lettera al rettore. Nel dicembre 2007 il Comitato di selezione formula la rosa dei tre candidati e il Governo sceglie Maiani come presidente del CNR. E’ solo nel gennaio 2008, nell’imminenza della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico, che la lettera è pubblicata sui giornali e si scatena la polemica politica. Oggettivamente non vi è alcuna interazione tra la firma della lettera e la procedura di nomina del presidente del CNR. Né mi sembra che sussistano dubbi che in una democrazia liberale a nessuno possa essere imputato di aver espresso un’opinione, come quella di un professore universitario su una cerimonia accademica del proprio ateneo. Naturalmente ciò è altrettanto vero anche per chi l’avesse pensata in modo opposto, cioè che avesse voluto esprimere al rettore un parere favorevole all’affidamento della prolusione al Papa. In nessuno dei due casi si sarebbe però dovuto sollevare il dubbio che chi ha espresso legittimamente un’opinione abbia più o meno ‘diritto’ di altri ad accedere ad incarichi pubblici. Sulla questione della liceità dell’atto governativo di nomina, la Cameradei Deputati si è espressa ufficialmente con molta chiarezza e sulla base di molti precedenti. La proposta governativa di nomina di Maiani a presidente del CNR ha preceduto di settimane le dimissioni del Governo. Il parere delle commissioni parlamentari, anche se è caduto in un momento in cui il Governo era dimissionario, è da valutarsi come un normale atto procedurale. Ma di forma si può anche morire, quando qui è invece in gioco un’importante novità di sostanza. Per la prima volta in assoluto il presidente del CNR è stato designato non nel chiuso delle stanze governative ma nel modo trasparente con cui ci si comporta nei Paesi più avanzati, privilegiando l’autonomia della scienza e non gli equilibri della politica. Pur non essendo ancora obbligato dalla legge che lui stesso ha proposto e il Parlamento ha approvato, il Ministro Mussi ha scelto egualmente di seguire la strada di nominare un Comitato di selezione (Search Committee) formato solo da scienziati italiani e stranieri e di chiedere loro di individuare senza particolari formalismi le tre candidature migliori tra quelle presentate. I curricula di oltre quaranta scienziati italiani e stranieri sono stati esaminati attentamente dal Comitato e ne sono stati selezionati un ristretto numero. I candidati selezionati sono stati invitati ad un colloquio e infine il Comitato, con piena assunzione di responsabilità, ha indicato tre nomi al Ministro tra i quali il Governo ha scelto il nuovo presidente del CNR. Quanta differenza in trasparenza rispetto alle nomine precedenti! Era sempre mancato ogni confronto pubblico sulla procedura di designazione del presidente del CNR e talora era mancato persino il suo curriculum scientifico o quasi. Ebbene, incredibilmente, alcuni deputati hanno criticato proprio questo metodo, che ha finalmente allineato l’Italia alle migliori pratiche internazionali, chiedendone insistentemente una proceduralizzazione burocratico/concorsuale lontana anni luce dal mondo reale della ricerca. Hanno cioè rifiutato nei fatti quell’autonomia della ricerca dalla politica e quella responsabilità degli scienziati che a parole tutti dicono di voler assicurare. Vi è stato persino chi ha fatto notare l’inutilità della nomina visto che il prossimo Governo potrà revocarla per spoil system e, poco elegantemente, ha quasi annunciato l’immediata defenestrazione di Maiani all’inizio della prossima legislatura. Se non vi è dubbio che il nuovo Governo avrà il potere di revocare le nomine effettuate in quest’ultimo scorcio di legislatura, è altrettanto indubbio che una tale operazione, quand’anche legittima, sarebbe un’umiliazione non certo per l’interessato quanto piuttosto per l’Italia che si priverebbe di un presidente del CNR di indiscusso prestigio internazionale. Dirà il tempo se le posizioni espresse dal centro-destra siano state frutto solo della forte tensione politica che ha poi portato alla fine anticipata della legislatura. Mi auguro sinceramente di sì perché la ricerca scientifica di un Paese moderno e normale ha assoluta necessità di politiche di lungo termine largamente condivise. Luciano Modica, 20 febbraio 2008