Tutti contro la crociata leghista: PD, governo, medici. Agostini: “Più fondi ai consultori e per le politiche sociali”. Umberto Veronesi: “Sono incostituzionali”. E invece il neogovernatore piemontese è partito dalla crociata contro la somministrazione della pillola RU4486. Per poi tornare sui suoi passi in tempi record, seguito da Zaia e dal vicepresidente in pectore della Lombardia il leghista Andrea Gibelli, che strafà e come denunciato a Filippo Penati, “si spinge anche più in là e dice che la legge 194 sull’aborto ha fatto il suo tempo. Tanto per cominciare, vorrei ricordargli che ogni rappresentante dello Stato è tenuto a rispettare le leggi, non ad eluderle”.
E dalla Calabria anche il neoletto Giuseppe Scopelliti si scopre contrario alla pillola. Oggi il senatore PD Umberto Veronesi, il più famoso degli oncologi italiani e presidente dell’Istituto europeo di Oncologia di Milano, scrive in un articolo su la Repubblica che “le dichiarazioni dei neo-governatori di Piemonte e del Veneto sull’intenzione di non distribuire la pillola sono anticostituzionali”.
Un bel pasticcio per Cota, così appena partita la distribuzione tutta Italia della pillola abortiva il leghista ha fatto retromarcia, influenzato probabilmente dalle critiche arrivate dall’opposizione, dalla società civile e dalla stessa maggioranza: “Sulla Ru486 ho sempre avuto una posizione chiara e mai in contrasto con la legge, invito tutti a rileggere bene le mie dichiarazioni” ha detto nella prima conferenza stampa convocata dalla sua elezione.
“Sono contro le donne e mortificano la professionalità dei medici – attacca Roberta Agostini, responsabile Salute e Conferenza delle Donne della segreteria nazionale del Pd intervistata dal Tg2 – ora le spaccature nella maggioranza costringono i presidenti leghisti ad una parziale retromarcia.
Si dica con chiarezza se si vuole mettere in discussione la 194 perché noi la difenderemo. La prevenzione non si fa con le battaglie ideologiche ma potenziando i consultori e le politiche sociali a cui questo governo ha sottratto risorse”.
Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd del Senato bolla gli annunci dei leghisti come “un gran polverone di propaganda che ci si poteva risparmiare, l’ennesima cagnara senza senso sollevata dalla politica sulla pelle delle donne. Se Pdl e Lega vogliono davvero occuparsi di sostegno alla maternità e alla famiglia sono i benvenuti e hanno solo l’imbarazzo della scelta, perché il loro governo finora non ha fatto nulla, si risparmiassero le chiacchiere”.
Sull’argomento è dovuto intervenire il presidente degli Ordini dei medici, Amedeo Bianco, spiegando che “la pillola abortiva è compatibile con la legge 194 e “chi dice di non volere la Ru486, al di là delle legittime preoccupazioni etiche e morali, mette in discussione la stessa 194″. Legge che consente l’interruzione di gravidanza in determinate condizioni, tutela la salute psico-fisica della donna e la maternità consapevole, previene l’aborto ed è di contrasto alle pratiche clandestine. Una legge che è stata confermata da un referendum popolare e che nella sua lungimiranza prevede l’utilizzo di metodiche sempre meno invasive e meno dolorose per le donne. La pillola RU486 è stata autorizzata in Italia in questo quadro, dopo una lunga sperimentazione e in seguito alla sua adozione in molti paesi europei, da decenni.
Ma non è stato il solo a stoppare Cota, che in 24 ore aveva ricevuto l’invito del ministro della Salute, Ferruccio Fazio: “C’è una legge, se la leggano. La 194 va rispettata”. Stesso invito da Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente: “La campagna elettorale è finita, i Governatori rispettino la legge! Come donna sono favorevole a interventi meno cruenti, ma nessuna regione può vietare ciò che è concesso dalle norme. Mentre il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, pur contrario gli ricordava che “non ci si può opporre alla legge”. Poco dopo il ministro/governatore veneto Zaia ha aggiustato il tiro dichiarando che “quello che mi sta a cuore è la salute della donna”, che la terapia “va somministrata in ambiente protetto”.
Marina Sereni vicepresidente del Partito democratico non si accontenta della retromarcia: “La pillola RU486 deve essere distribuita negli ospedali, somministrata sotto il controllo dei medici e nel pieno rispetto della legge 194 sull’interruzione di gravidanza. Qualsiasi altra decisione si configura come un gesto di mera propaganda da parte di chi dovrebbe invece rappresentare le istituzioni della Repubblica. Se si vuole veramente prevenire l’aborto è certamente responsabilità delle Regioni potenziare la rete dei servizi sociali, il sostegno alle coppie e alle famiglie senza abbandonarsi a proclami ideologici che colpiscono con violenza le donne e i loro diritti”.
Intanto Bianco ha annunciato che gli Ordini dei medici si stanno orientando verso un documento sulla Ru486. “La nostra Consulta nazionale ha impostato una traccia di documento che dovrà poi fare tutti i passaggi. Il principio è renderlo coerente con la 194” ha spiegato. “L’orientamento è: attenzione a normazioni molto perentorie e categoriche; va salvaguardato il rapporto medico-paziente e la sfera dell’autonomia e della responsabilità” il rischio “non è tanto la privatizzazione dell’aborto ma il ritorno alla clandestinità”.
E oggi il senatore PD Umberto Veronesi, il più famoso degli oncologi italiani e presidente dell’Istituto europeo di Oncologia di Milano, interviene nella polemica sullaRU486: “Le dichiarazioni dei neo-governatori di Piemonte e del Veneto sull’intenzione di non distribuire la pillola sono anticostituzionali”, scrive in un articolo su ‘la Repubblica’. E taglia corto: “Se un organismo nazionale, rigorosamente scientifico e riconosciuto in Europa quale e’ l’Aifa dichiara un farmaco innocuo e disponibile per la popolazione, e’ un diritto di tutti poterlo utilizzare in base all’articolo 32della Costituzione che sancisce il diritto alle cure”. Veronesi se la prende contro chi crede che la RU486 “faciliti l’aborto ed unque possa indurre le donne a praticarlo a cuor leggero”.Quando si parla di aborto, insiste l’ex ministro della Salute,”ci si dimentica che nessuno vuole l’aborto, e le prime a non volerlo sono le donne per le quali e’ un atto che va contro l’imperativo del loro Dna alla riproduzione”. Per Veronesi se davvero si vuole fare “qualcosa di efficace” per evitare gli aborti “bisogna agire prima. Bisogna combattere l’ignoranza e la disinformazione, preparare le ragazze a una maternità responsabile, promuovere l’educazione sessuale nelle scuole, diffondere la conoscenza dei metodi anticoncezionali,dare informazioni complete e corrette sulla pillola anticoncezionale”. Fondamentale per il senatore “creare un senso di responsabilità anche nei maschi, che comunque non vengono mai colpevolizzati in caso di maternità indesiderata”.L’aborto, insomma, resta “un problema culturale” e sarebbe”troppo facile” risolverlo “dicendo no alla RU486”.
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