economia

"Deficit ai massimi dal ’96. Non è solo colpa della crisi", di Bianca Di Giovanni

Cosa è successo davvero al bilancio pubblico nel 2009? Fuori dalla polemica politica, è importante leggere le cifre disaggregate: sono quelle che dicono molto sulla politica economica del governo. L’Istat ha confermato ieri un indebitamento netto pari al 5,2% del Pil. Un risultato così negativo non si raggiungeva dal 1996. Per la prima volta dal 1991, poi, il saldo primario (cioè la differenza tra entrate e uscite al netto degli interessi passivi) risulta negativo e pari a -0,6%: l’anno prima era pari a +2,5%. Come dire: si è tornati ai livelli della più grave crisi che aveva investito l’Italia agli inizi degli anni ‘90.
TREMONTI E LA CRISI Si sa che il ministro Giulio Tremonti anche stavolta chiama a discolpa la crisi, la più grave da quella del ‘29,come ama ripetere. Se il deficit cresce è perché c’è un rapporto con il Pil, che ha subìto una contrazione da brivido: -5,1%.Maè davvero così? Certamente la crisi è dura e continua a farsi sentire anche quest’anno. A testimoniarlo gli ultimi dati sulla Cig diffusi ieri dall’Inps. Nel mese di marzo 2010 sono state autorizzate 122,6 milioni di ore di cassa integrazione: la cifra è più che raddoppiata rispetto a un anno prima (+106,8) ed è in aumento anche rispetto a febbraio (+29%). A schizzare è soprattutto la cassa integrazione straordinaria (+333,8%), mentre per quella in deroga non si hanno riferimenti sul 2009. Quella ordinaria risulta in linea con marzo 2009 (+0,64%). «Da questi dati è evidente che serve una politica di sostegno alla domanda – commenta il responsabile economico del Pd Stefano Fassina – bisogna mettere sotto controllo la spesa per acquisti di beni e servizi della Pubblica amministrazione e riavviare una politica antievasione seria. Così si potrà sostenere una politica per i redditi. Non si può rimanere fermi ad aspettare che arrivi il bel tempo». In ogni caso resta la domanda: sui conti pubblici è davvero la crisi a pesare?
QUALI ENTRATE? I numeri dell’Istat rivelano che le entrate totali calano del 2% nel 2009 rispetto al 2008, mentre le uscite risultano in crescita del 3%. Con meno entrate e più uscite il bilancio è destinato a saltare. Ma anche queste cifre vanno lette con più attenzione, per stabilire se davvero è la recessione a colpire le entrate. Prima di tutto va detto che quel dato (-2%9 è il saldo di una crescita delle entrate in conto capitale e un crollo di quelle correnti. Vuol dire che a tenere su (si fa per dire) il dato è intervenuto lo scudo fiscale (contabilizzato come conto capitale) per almeno 5 miliardi e altre una tantum per circa 7 miliardi. Ancora: le imposte dirette (come l’Iva) crollano del 9%, una percentuale molto più alta della contrazione del Pil. Solo grazie a una sostanziale tenuta di quelle indirette (-0,3%) e dei contributi sociali (-0,3) le entrate si fermano a -2%. Ancora più preoccupante è il discorso d elle uscite. «È chiaro che la cura Brunetta e Calderoli è sostanzialmente fallita», dichiara Fassina. Aumenta infatti la spesa per beni e servizi della pubblica amministrazione del 7,5%:un livello doppio rispetto alla media annua di questa voce. Anche in questo caso c’è una voce che aiuta a non far schizzare al rialzo il computo delle spese: gli interessi passivi. In questo caso si può dire che la crisi ha aiutato Tremonti e non danneggiato. Il denaro a costo zero, le politiche monetarie espansive delle banche centrali, hanno dato fiato ai costi sul debito dell’Italia, segnando una diminuzione del 12%.
L’Unità 03.04.10