Lo Zimbabwe televisivo nel quale ci ha precipitato l’ossessione del premier ha toccato nella settimana elettorale il massimo di squallore. Alla vigilia del voto, i principali tg pubblici e privati, ormai entrambi di Berlusconi, sembravano cinegiornali dell’Istituto Luce.
La ponderatissima Autorità si è vista costretta a multare per centomila euro il Tg1 e il Tg5 a causa dell’evidente sproporzione di spazi dedicati al partito del premier rispetto all’opposizione. In crisi nei sondaggi, incapace ormai di riempire le piazze reali, Berlusconi ha deciso di occupare per intero la piazza mediatica, con un vero e proprio golpe televisivo. Per arrivare a questo risultato, ha dovuto stravolgere le regole come mai in precedenza, con una complicità strisciante della corte. La par condicio è stata tirata come un elastico fino a esplodere nella censura totale dei programmi scomodi. La natura mollemente governativa del Tg1 è stata geneticamente mutata fino a trasformarlo in una specie di supplemento video dei pieghevoli elettorali. Una vergogna mai toccata in mezzo secolo di Rai. Il principale telegiornale pubblico usato come un manganello contro la metà del Paese che non vota Berlusconi e che pure paga il canone, gli stipendi dei giornalisti galoppini e ora anche le salate multe procurate dalla loro mancanza di dignità professionale. Per tutte queste vicende, del resto, Berlusconi è indagato dalle procure per concussione e minacce.
Il tocco finale di grottesco è arrivato ieri sera con lapuntata di Annozero costretta all’esilio sul web e sul satellite. La serata del Paladozza è stata bella e gioiosa, a parte qualche caduta di stile, ma rischia di essere consolatoria. Non basta qualche ora d’aria per evadere da questo carcere televisivo. È meglio non farsi illusioni su un rapido ritorno alla normalità, dopo le elezioni. Sia pure alla strana, anomala normalità del panorama dell’informazione italiana. C’è un disegno disperato ma preciso dietro l’occupazione governativa della piazza mediatica. La solita voglia autoritaria di arrivare allo stato d’eccezione permanente. La tentazione di cambiare il patto fra i cittadini, la Costituzione stessa, a colpi di gazebo e di televisione. L’ultimo, ma minaccioso, colpo di coda di un populismo ormai al capolinea.
La Repubblica 26.03.10
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“Chiuso per Elezioni, gli ascolti perduti dalla Rai”, di Francesco Siliato
La cancellazione di Annozero, Ballarò e Porta a Porta fa perdere alla concessionaria pubblica milioni di spettatori certificati da Auditel, e una buona dose di credibilità. Dall’inizio della stagione alla data di chiusura forzata, Annozero ha prodotto un ascolto medio di cinque milioni di persone con una quota d’ascolto del 20 per cento.
In seguito alla cancellazione del programma di Michele Santoro da parte del CdA Rai, la seconda rete ha trasmesso, il primo giovedì La carica dei 101, la cui quota d’ascolto, 9,7% è inferiore di oltre la metà a quella di Annozero; la settimana successiva ha proseguito nell’offerta bambini con Le Cronache di Narnia, share 11,6%. Dopo tre settimane la Rai al posto di Annozero ha programmato trasmissioni di propaganda elettorale, conferenze poco attraenti, che hanno prodotto appena 770mila spettatori, per uno share del 2,8 per cento.
Il passaggio dal dibattito animato alla conferenza è così traumatico che gli stessi pubblici della politica rifuggono dal programma. Annozero viene seguito per almeno un minuto da circa 14milioni di persone, il programma elettorale si è fermato a 6,4 milioni, oltre sette milioni non hanno neppure provato a vedere la conferenza e quelli che lo hanno fatto hanno cambiato canale molto velocemente.
Anche per Ballarò valgono le stesse considerazioni, da un ascolto medio stagionale di quattro milioni, share 15,5%, si passa ai due milioni delle due puntate sulla dittatura fascista (share 7,5%) ai 718mila del programma di propaganda elettorale. Le 80 puntate di Porta a Porta, andate in onda prima della chiusura, hanno un ascolto medio stagionale di 1,3 milioni per uno share del 16,7% e anche in questo caso la Rai perde ascolti, la cancellazione del talk show fa infatti scendere gli ascolti a 835mila individui per una quota del 9,7 per cento.
Il Sole 24 Ore 25.03.10