Ammontano a 2.893, 641 delle quali in Lombardia, le classi che oggi sono costituite da oltre il 30% di alunni stranieri non nati in Italia e che in base alla circolare n. 2 emessa dal Miur l’8 gennaio scorso non potrebbero essere attivate il prossimo 1° settembre: a comunicarlo è oggi lo stesso ministero attraverso un focus in breve sulla scuola dal titolo «La presenza degli alunni stranieri nelle scuole statali», elaborato dal servizio statistico sulla base dell’anagrafe degli studenti.
In assoluto le classi con una presenza di alunni stranieri superiore al 30% sarebbero oltre 10mila: circa 7.300 nella scuola primaria (circa il 5% del totale) e 3.100 (circa il 4% del totale) nella secondaria di primo grado. Ed in entrambi i casi oltre il 70% delle classi sono concentrate nelle regioni del Nord. Ma se si considerano «le classi con bambini e ragazzi stranieri nati in Italia – sottolinea il Miur – il fenomeno si attenua. In questo caso le classi con una presenza di alunni stranieri non nati in Italia che supera la quota del 30% risultano circa 1.300 (1% del totale) nella primaria e poco più di 1.550 (2% del totale) nella secondaria di primo grado».
A livello di scuola primaria, il ministero dell’Istruzione ha comunicato che dopo la Lombardia (218), le regioni con più classi con oltre il 30% di iscritti non nati in Italia sono Piemonte (175), Lazio (130) ed Emilia Romagna (128). Le regioni con meno classi elementari affollate di alunni stranieri provenienti dall’estero sono, invece, Basilicata (appena 2 classi), Sardegna (6) e Puglia (7).
Anche per quanto riguarda la secondaria di primo grado la concentrazione maggiore è fatta registrare dalla Lombardia con ben 423 classi. Seguita, a debita distanza, con quasi la metà delle classi con questa caratteristica, dal Piemonte (215). Invertite, rispetto alla primaria, le posizioni di Emilia Romagna (173) e Lazio (139). Le regioni con meno studenti delle medie concentrate in alcune classi risultano la Basilicata (solo un caso), la Sardegna e la Puglia (3) ed il Molise (4).
I dati sono pressoché definitivi: «l’anagrafe – ha scritto il ministero dell’Istruzione – è aggiornata per gli alunni frequentanti l’a.s. 2009/2010 con un grado di completezza del 98%».
Cosa accadrà ora? Sulla base alla circolare introdotta dal Miur ad inizio gennaio, almeno una parte degli alunni e studenti stranieri non nati in Italia, facenti parte delle quasi 3mila classi dove sono presenti per oltre il 30% sul totale, potrebbero essere dirottati in istituti scolastici limitrofi che propongono corsi di studio analoghi.
L’Unità 19.03.10
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Scuola, “espulsioni” da tremila classi per il tetto del 30% agli alunni stranieri, di SALVO INTRAVAIA
Un alunno di origine straniera accompagnato dalla madre in una scuola di Roma
ROMA – Migliaia di alunni stranieri, per effetto del tetto massimo per classe fissato dal ministro Gelmini, rischiano a settembre di essere “deportati” in altre scuole. A regime, cioè quando il provvedimento sarà esteso a tutte le classi dell’ordinamento scolastico italiano, sarannoo oltre 100mila gli studenti di nazionalità non italiana che rischiano di non potere scegliere liberamente la scuola dove iscriversi. E’ lo stesso ministero dell’Istruzione, attraverso il “Focus sulla presenza degli alunni stranieri nelle scuole statali” pubblicato pochi minuti fa, a fornire i numeri del fenomeno.
Una circolare dello scorso mese di gennaio, spiegano da viale Trastevere “fornisce le linee guida sulle modalità di composizione delle classi in presenza di alunni stranieri, ponendo un tetto del 30 per cento di alunni con cittadinanza non italiana per singola classe”. Così, in vista della prima applicazione “graduale di tale provvedimento dal prossimo anno” scolastico, al ministero hanno deciso di valutarne sulla carta l’impatto.
Le classi che quest’anno fanno registrare una presenza di alunni di origine straniera superiore al 30 per cento sono oltre 10mila: 7.279 nella primaria e 3.122 nella scuola media. Il record assoluto tra le regioni è della Lombardia dove il limite del 30% è superato in 2.955 classi. Il ministro ha precisato, in un secondo tempo, che nel calcolo della percentuale devono essere inclusi solo i ragazzi di cittadinanza straniera non nati in Italia. Di conseguenza, il numero delle classi interessate dal “taglio” si riduce a poco meno di 3.000: 2.893 per la precisione, 641 delle quali in Lombardia.
Ma già dal prossimo anno, con le prime classi della scuola primaria e secondaria di primo grado arriveranno i problemi per gli alunni nati oltre confine e per le loro famiglie. Cosa dovranno fare i genitori di uno di questi bambini se la scuola più vicina a casa comunicherà loro che la quota massima di alunni non italiani per classe è già stata raggiunta? E, soprattutto, quando la scuola comunicherà a mamma e papà che in quell’istituto non c’è posto per il loro bambino?
Con tutta probabilità, se non interverranno deroghe da parte degli uffici scolastici regionali, i genitori dovranno cercarsi un’altra scuola pubblica con un tasso di alunni stranieri inferiore. E il problema diventerà enorme per le famiglie che vivono in centri medio-piccoli (come Porto Recanati in provincia di Macerata o Calcinato, in provincia di Brescia) o con un’unica scuola, perché sarebbero costrette a cercare l’alternativa in altri comuni, magari a distanza di chilometri.
Gli studenti di cittadinanza straniera iscritti alla scuola pubblica nel nostro Paese, nel 2008/2009, erano 630mila (il 7 per cento del totale) e quest’anno potrebbero raggiungere quota 700mila. Considerato il tasso di natalità e la crescita delle famiglie immigrate in Italia, in futuro gli allievi stranieri in classe saranno sempre di più e di più saranno i bambini nati all’estero costretti a “emigrare” verso scuole meno affollate di ragazzi come loro.
La Repubblica 19.03.10