Il terzo parere del Consiglio Superiore di Sanità mentre il ministro Fazio si prepara a emanare le linee guida . La pillola Ru486 dovrà essere somministrata soltanto in regime di ricovero ordinario, non in day hospital. Il Consiglio Superiore di Sanità si è riunito ieri mattina per la terza volta in cinque anni e ha confermato di nuovo la linea finora seguita dal governo in questa lenta e macchinosa introduzione della pillola abortiva in Italia.
E’ stato il ministro della Salute Ferruccio Fazio a ufficializzare il parere dell’organismo per garantire «la tutela psicofisica della donna e il rispetto della legge 194». Il Consiglio ha infatti ricordato che, in base alle statistiche internazionali, le maggiori complicazioni avvengono dopo le 24 ore, che il 20% delle donne che assumono la pillola non tornano più in ospedale. E poi che la 194 prevede il ricovero obbligatorio della donna fino alla verifica dell’espulsione del feto e che vi sia anche un’assistenza psicologica. Per tutti questi motivi, ha confermato gli altri due pareri formulati negli anni scorsi dai loro predecessori.
A questo punto arriveranno «a breve» le linee guida del ministero della Salute per «il monitoraggio e la valutazione» della somministrazione, ha annunciato il ministro Fazio. «Il Css – ha detto Fazio – ha raccomandato al ministero di formulare linee di indirizzo e il ministero si riserva di adottare le necessarie iniziative di monitoraggio e valutazione al più presto». Il ministro ha anche già firmato la notifica alle Regioni sul parere del Consiglio Superiore di Sanità. In questa notifica – ha avvertito – si invitano gli assessorati a garantire che le strutture si adegueranno» alle modalità indicate dal Css.
Proprio alle regioni si è rivolta il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, chiedendo che «prendano atto della notifica inviata dal ministro Fazio e che la legge 194, anche con i nuovi metodi abortivi, venga applicata in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale».
La linea del governo viene apprezzata in Vaticano. «Si tratta di una decisione corretta e tesa a limitare il più possibile i danni oggettivi che la pillola abortiva RU486 crea», commenta Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia per la vita.
«Quello che deve essere chiaro – ha avvertito Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl – è che vigileremo affinchè le regioni rispettino queste indicazioni: la circolazione della pillola fuori degli ospedali non è prevista. Le farmacie che contravverranno a questa regola saranno denunciate, altrettanto avverrà per i siti web, a patto che siano rintracciabili».
Bruno Mozzanega, presidente di Scienza e Vita di Venezia, considera «scandaloso che si continui a discutere tanto di Ru486 che dovrà essere somministrata in ospedale, e si lasci in commercio un farmaco che produce l’interruzione di gravidanza sia in caso di feto morto che vivo».
La parola, forse, dopo il governo spetterà alla regioni. Nel Lazio, se vincerà Emma Bonino, non è detto che si troveranno pillole abortive agli angoli della strada, come accusa Gasparri. Cristiana Alicata, candidata del Pd, è molto chiara: «Non vogliamo che le donne prendano farmaci senza controllo medico, siamo per un’interruzione di gravidanza gestita nella massima sicurezza per la salute delle donne».
Secondo Livia Turco del Pd, il parere del Consiglio Superiore di Sanità è «pura ipocrisia». E anche Silvio Viale, ginecologo, fra i primi a sperimentare la Ru486 in Italia, sostiene che: «A parte un primo periodo di maggiore rigidità, ci si regolerà come si è finora fatto: ricovero se necessario, oppure la donna firmerà per andare a casa dopo aver preso la prima pillola e tornerà dopo 48 ore per la seconda pillola».
La Stampa 19.03.10