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Alternanza scuola-lavoro, potenziare contenuti educativi


Partendo dal caso dell’Istituto Da Vinci, il dibattito sul valore dell’alternanza scuola-lavoro si è sviluppato, purtroppo, su informazioni parziali o addirittura sbagliate: ad esempio, la legge prevede che lo studente esprima obbligatoriamente una valutazione sull’esperienza svolta, pertanto qualsiasi ripercussione sul voto di condotta, che peraltro nel caso carpigiano si è rilevato una vera e propria fake news, si tradurrebbe in una inaccettabile e illegittima sanzione alla libertà di espressione. Invitiamo tutte le parti intervenute, quindi, ad abbandonare posizioni ideologiche e a evitare le strumentalizzazioni, per accogliere invece l’invito dei ragazzi rappresentanti dell’Istituto a confrontarsi sul merito del percorso didattico di alternanza scuola-lavoro. Dopo tre anni di applicazione, si sono evidenziate molte positività, ma anche criticità, a partire da un fraintendimento negli stessi obiettivi perseguiti. Siamo di fronte a uno strumento educativo, non a un pre-inserimento nel mondo del lavoro. L’alternanza scuola-lavoro punta a far acquisire allo studente, accanto ai saperi disciplinari (il classico “programma”), anche competenze sociali e “chiave” quali, ad esempio, la responsabilità personale in un ambiente extra-scolastico, la capacità di lavorare con altri e in gruppo ed a rispettare orari e mansionari, sapersi relazionare con soggetti diversi, anche sovraordinati, assumere atteggiamenti problem-solving. E’ per questo che l’alternanza è divenuta obbligatoria per tutte le scuole, licei compresi: infatti, non è un percorso professionalizzante, se non in termini molto generali di acquisizione di competenze extra-scolastiche, fondamentali però nel momento dell’inserimento nel mondo del lavoro e nella società degli adulti. Bisogna essere critici, quindi, con la cattiva alternanza, non con l’idea di alternanza che è essenzialmente un modello educativo. E’ chiaro che se si trasforma in lavoro non pagato, soprattutto quando utilizzato per sostituire posti di lavoro regolari, va immediatamente denunciato: una possibilità che gli studenti e le studentesse hanno accedendo all’apposito portale digitale del Miur, se ritengono che non sia stato rispettato il patto formativo siglato. Al contempo, vanno sostenuti e migliorati i modelli che consentono confronto, collaborazione e valutazione delle proprie competenze. Il lavoro di co-progettazione che compete alle scuole e ai soggetti esterni che ospitano i giovani (aziende, enti locali e del terzo settore, associazioni, ordini professionali…) comporta un notevole sforzo e impegno organizzativo. Ecco, le scuole dovrebbero essere maggiormente accompagnate e sostenute (e non solo con le risorse, poco meno di 100 milioni di euro) nella ricerca di occasioni di alternanza e nella realizzazione di percorsi formativi sempre più efficaci e coerenti con gli obiettivi della legge. In conclusione, riteniamo quindi che vada potenziato il contenuto educativo di un percorso che può e deve essere di grande utilità per lo studente, non in termini di acquisizione di competenze professionali, ma di strumenti utili nel prosieguo del suo cammino personale e lavorativo

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