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Tasse universitarie, quando a prevalere è la polemica, non la realtà delle cose


In rete e sugli organi di informazione è tutto un fiorire di studi e commenti sul tema della gratuità degli studi universitari. È una cosa positiva che la società – e non solo la politica o i diretti interessati – si misurino con una questione che riguarda lo sviluppo del Paese e la crescita delle persone. Ed è anche fonte di soddisfazione (sebbene i dati in esame mi siano arcinoti) per chi, come me, ha cercato di occuparsi del tema dal 2014 (anno in cui ho presentato una proposta di legge), riuscendo poi a far approvare nella legge di bilancio per il 2017 l’esonero delle tasse per gli studenti con un isee familiare inferiore a 13.000 euro. Una novità straordinaria per il nostro Paese. Ma tutto questo interessante dibattito è anche fonte di “rammarico” perché non un moto di interesse alcuno (sulla rete e sulla stampa) accompagnò la discussione su questa misura e tanto meno la sua approvazione. Un rammarico che deriva dalla consapevolezza che ad animare il dibattito sia più lo scontro ideologico dell’interesse a risolvere questioni che affondano le radici nel terreno dei problemi complessi. Avvilente constatare che molti di quanti ora invocano la gratuità universale dell’università (quindi anche per gli studenti di famiglie ad alto reddito) votarono contro alla norma per la no tax area per i giovani di famiglie povere. Non sarà una risata a seppellirci, ma lo sterile amore per la polemica e la demagogia.