La pratica del “copia e incolla” senza gli opportuni controlli, questa volta, ha prodotto una vera e propria “fake news”, dolorosa per la vittima, stupefacente per i lettori, fonte di sbigottita incredulità per i magistrati che, pure, avevano fatto il loro dovere professionale con scrupolo. A fine settembre, molti giornali online avevano titolato “Derubricato a mero incidente sul lavoro la violenza contro la dottoressa”. Oggi interviene ufficialmente il procuratore di Catania, il luogo dove è avvenuta la violenza, Carmelo Zuccaro che ribadisce come, in realtà, “i reati contestati all’indagato dal Pm e confermati dal Gip nell’ordinanza cautelare in carcere sono quelli di violenza sessuale aggravata (perché commessa in danno di incaricato di pubblico servizio), sequestro di persona, lesioni volontarie pluriaggravate e danneggiamento”. Come qualcuno, soprattutto un professionista dell’informazione, abbia potuto anche solo pensare che “l’infortunio sul lavoro” possa essere un reato, seppure di minore rilevanza rispetto alla violenza sessuale, rimane un mistero, difficilmente spiegabile con la semplice fretta con cui, normalmente, nelle redazioni online si “cucina” il menù delle news prese dalle agenzie. Fa bene il procuratore Zuccaro a chiedere rettifica, ma fa ancor meglio a chiedere all’Ordine dei giornalisti una più severa vigilanza affinché non vengano diffuse notizie false che rinfocolano, sui social, ulteriore rabbia e rancore nonché sfiducia nelle istituzioni (in questo caso, la magistratura). Alla dottoressa in servizio quella tragica sera alla Guardia medica di Trecastagni va il nostro pensiero, la nostra vicinanza e la nostra solidarietà. Non aveva certo bisogno, dopo tanto dolore, di essere riportata sulle prime pagine dei giornali per “un infortunio professionale” di qualche sprovveduto, anche se questo sì potrebbe sfociare nel penale…
Pubblicato il 4 Ottobre 2017