Noi non archiviamo la ricerca della verità sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Oggi pomeriggio, alla Camera, è stato diffuso pubblicamente l’appello che un nutrito gruppo di parlamentari – che anche io ho sottoscritto – ha lanciato affinché l’intera vicenda non venga dimenticata, abbandonata indefinitamente nel limbo dei casi irrisolti. Alla conferenza stampa, insieme al collega Verini e al presidente della Fnsi Giulietti, c’era anche Luciana Alpi, la mamma di Ilaria che, instancabilmente, da ben 23 anni, attende che sia fatta piena luce su quanto accadde in Somalia, quando i due giornalisti Rai, che stavano conducendo un’inchiesta su un traffico di armi e rifiuti tossici, vennero uccisi, con alta probabilità su commissione. Luciana Alpi, per l’ennesima volta, con dignità, ma anche con grande dolore personale, ha ribadito di volere conoscere cosa sia realmente accaduto alla figlia. Per 17 anni un innocente è stato tenuto in galera: “un” colpevole individuato quasi a risarcire la sete di verità della famiglia. Ma questa madre ha ribadito, con forza, in conferenza stampa: “Non voglio un colpevole, voglio il colpevole”. Il colpevole di un gesto efferato perpetrato per mettere un pietra tombale su una inchiesta scomoda, incentrata sugli sporchi traffici innescatisi tra la Somalia e l’Italia all’ombra della cooperazione internazionale. Accanto a Luciana, chiediamo verità e giustizia per Ilaria e Miran: lo dobbiamo a loro, alle loro famiglie, ma anche all’Italia, alla democrazia del nostro Paese, ferita in quegli anni da misteri e vicende come queste e da interrogativi che non possono, non debbono rimanere senza risposta.
Pubblicato il 13 Luglio 2017