Ad oggi, nonostante a più riprese – prima con il decreto Art bonus e poi con il ddl Concorrenza, fermo da molti mesi al Senato – si sia cercato di introdurre un principio di salvaguardia del lavoro di studiosi e ricercatori, non è ancora possibile riprodurre liberamente, e in maniera gratuita, manoscritti e documenti di archivio per finalità non lucrative, appunto di studio e di ricerca. E’ per questo motivo che ho presentato una interrogazione al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini per chiederne un intervento in via amministrativa, nell’attesa di una norma specifica. Il tema è particolarmente sentito, tanto che circa 3mila studiosi di tutto il mondo hanno sottoscritto l’appello del movimento “Fotografie libere per i Beni culturali”. Di recente, nel maggio scorso, anche il Consiglio superiore dei Beni culturali e paesaggistici si è fatto portavoce dell’esigenze espressa dagli studiosi di una riforma del regime delle riproduzioni dei beni archivistici e bibliografici, naturalmente nel rispetto delle esigenze di conservazione e delle norme a tutela del diritto di autore e della riservatezza. Quello che era uscito dalla porta della legge sull’Art bonus, in seguito a una modifica approvata in sede di conversione in legge del decreto, si sta ora cercando di recuperare con la Legge annuale per il mercato e la concorrenza, grazie a un emendamento presentato al Senato. Nell’attesa che il provvedimento compia il suo percorso tra i due rami del Parlamento, però, ho pensato che fosse opportuno chiedere l’intervento diretto del ministro affinchè, con un proprio provvedimento amministrativo, sani il vulnus in modo da agevolare la ricerca scientifica condotta ogni giorno da studiosi e ricercatori nel settore del patrimonio culturale, già costretti ad operare in condizioni economiche e professionali assai precarie, il più delle volte armati della sola passione.
Pubblicato il 14 Gennaio 2017
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