“Una legge capace di sostenere le imprese editoriali minori, ma vitali, capaci cioè di stare sul mercato, e con propensione all’innovazione digitale”: così i parlamentari modenesi del Pd Davide Baruffi e Manuela Ghizzoni commentano l’approvazione in via definitiva della nuova legge sull’editoria che istituisce un nuovo Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione.
La Camera dei deputati, nella serata di martedì 4 ottobre, ha approvato in via definitiva la legge che istituisce un nuovo Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e prevede deleghe al Governo per ridefinire la disciplina del sostegno pubblico all’editoria. Il provvedimento contiene norme a favore delle realtà editoriali medio-piccole, comprese le radio e le televisioni locali, escludendo dagli aiuti gli organi di partito e i grandi gruppi editoriali quotati in Borsa. Contiene anche norme che fissano un tetto massimo per gli stipendi dei dipendenti e collaboratori della Rai, norme relative al sistema distributivo attraverso le edicole e norme che disciplinano il funzionamento del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e i prepensionamenti dei giornalisti. Hanno votato contro il Movimento 5 stelle e Forza Italia, astenuti Lega e Fratelli d’Italia. “La legge ha un obiettivo preciso – commentano i deputati modenesi del Pd Davide Baruffi e Manuela Ghizzoni che hanno seguito da vicino l’iter legislativo del provvedimento – quello di sostenere le imprese editoriali minori, ma vitali, capaci cioè di stare sul mercato, e con propensione all’innovazione digitale”. Si favorisce, in sostanza, la piccola editoria, le cooperative di giornalisti, le organizzazioni no profit, le testate italiane all’estero e quelle per le minoranze linguistiche, sempre che applichino regolari contratti di lavoro, che abbiano un effettivo riscontro sul pubblico con tanto di copie vendute e siano attente alla qualità del prodotto finale, ad esempio, escludendo pubblicità lesive del corpo delle donne. “E’ un capovolgimento di prospettiva in favore del reale pluralismo dell’informazione – continuano gli on. Baruffi e Ghizzoni – Non a caso dai benefici economici sono esclusi i giornali di partito e del sindacato, le testate specialistiche così come quelle dei grandi gruppi editoriali. In tema di sobrietà, tanto invocata a parole dai 5 stelle che però hanno votato contro, segnaliamo anche il tetto massimo ai compensi in Rai che si ferma a 240mila euro annui, una cifra importante, ma comunque di molto ridotta rispetto a quanto stipulato oggi”. Nel provvedimento finale è anche prevista una delega al Governo per la regolamentazione delle edicole in modo da attuare – come previsto da un emendamento presentato dallo stesso Baruffi – un processo di liberalizzazione graduale che garantisca il pluralismo delle testate in tutti i punti vendita e rimuova gli ostacoli che limitano la possibilità di ampliare l’assortimento di beni in vendita, misura chiesta dagli edicolanti per contrastare la crisi del settore.
Approfondimento: norme sul sostegno di editoria e informazione