Questa mattina ho partecipato alla presentazione del XIV Rapporto di Cittadinanzattiva su Sicurezza, qualità e accessibilità delle scuole italiane, che per me rappresenta, da 10 anni, uno strumento molto utile di indirizzo del mio impegno per le politiche di edilizia scolastica. A concludere la lunga mattinata di riflessione e confronto, organizzata in occasione della presentazione del Rapporto di quest’anno, è stata il ministro per la Pubblica amministrazione Marianna Madia, che mi sento di poter dire, abbia colto con particolare sintonia le sollecitazioni giunte da Cittadinanzattiva, da un lato per una cittadinanza più coinvolta e resa consapevole e dall’altro per una pubblica amministrazione più ricettiva e trasparente. Direzioni che lo stesso ministro ha indicato come obiettivo della sua azione.
Il Rapporto presentato questa mattina mostra molte ombre sul sistema e alcune luci, ma è vero che già rispetto allo scorso anno le luci aumentano. E non è poco per processi complessi come quelli che riguardano la realizzazione di nuove scuole o la ristrutturazione di quelle esistenti per renderle più accessibili, sicure e di qualità.
E’ stato riconosciuto al Governo l’impegno in questo campo, tanto finanziario e di programmazione, grazie a strumenti come l’Anagrafe e l’Osservatorio dell’edilizia, che attendevano di essere avviati dal lontano 1996. E poi sono venute tante, tantissime e giuste nonché legittime sollecitazioni su diversi aspetti. Ne richiamo alcuni, mettendoci anche la mia personale riflessioni:
1. fatta l’Anagrafe, occorre metterci i dati! L’implementazione procede troppo lentamente da parte degli enti che sono proprietari delle scuole (comuni e province) e che posseggono le informazioni sulla staticità, sull’antisismica, sulle barriere architettoniche degli edifici… Come sollecitarli? c’è un’ipotesi in campo che riguarda tutti gli interventi in atto: vincolare l’erogazione del saldo del finanziamento alla compilazione della banca dati dell’Anagrafe. Ma per gli edifici non sottoposti ad intervento occorre ci si può affidare, per ora, alla sollecitazione continua, costante da parte del Miur e degli utenti insieme alle loro associazioni di rappresenta;
2. operare affinché i finanziamenti siano spesi fino all’ultimo euro: su questo aspetto siamo sulla buona strada, peraltro rintracciabile dagli utenti poiché sul sito italiasicura.governo.it, nella sezione dedicata alle scuole dove si può seguire on-line l’avanzamento dei lavori finanziati dai diversi programmi. Rispetto al passato, si è finalmente deciso di affidare alle Regioni la programmazione triennale degli interventi – così che i livelli territoriali siano responsabilizzati ad individuare le sedi nelle quali è prioritario intervenire – e grazie anche alle anticipazioni sulla legge di stabilità tutti gli interventi inseriti nel programma nazionale 2015-2017 avranno attuazione. Programmazione e attuazione: un binomio di buona prassi (e buon governo) inedito per il nostro Paese. Inoltre, la scelta di rimettere in circolo le risorse inutilizzate – quindi andate in residuo – per finanziare nuovi progetti ha incrementato notevolmente la capacità di spesa;
3. data la sismicità del Paese e la presenza del 30% delle scuole nelle zone a maggior rischio (zone 1 e 2) occorre predisporre, a mio avviso, un piano ulteriore per prevenire i casi di enti locali di queste zone che, per insensibilità o per incompetenza, non hanno provveduto con risorse proprie o non hanno avanzato domanda alle proprie regioni per rientrare nei programmi Scuole sicure, Mutui Bei o Scuole innovative e quindi le scuole sono in edifici vetusti e insicuri. L’inadempienza di questi enti territoriali deve essere presa in carico dallo Stato e sulla scorta di quanto accaduto per la ricostruzione delle scuole in Emilia dopo il terremoto 2012, si potrebbe ipotizzare un piano finanziato a carico dello Stato (come è stato annunciato nel programma Casa Italia) ma operativamente gestito della Regione, che in accordo con i comuni e le province individua le priorità di interventi sismici e li gestisce direttamente, tenuto conto anche del fatto che spesso – come il terremoto dell’Italia centrale dimostra – le località coinvolte sono i piccoli e piccolissimi comuni appenninici, privi delle competenza tecniche per affrontare cantieri complessi come quelli antisismici (e che sarebbe bene accompagnare ad interventi per l’efficientamento energetico, la messa a norma, e l’accesso ai disabili);
4. chi è responsabile delle sicurezza delle scuole? Questo è un punto centrale, che non abbiamo ancora risolto ma che le recenti sentenze (di Rivoli e dell’Aquila) consegna alla politica, in merito alla responsabilità del dirigente scolastico nel valutare le condizioni di sicurezza dell’edificio, su cui però non può intervenire poiché la proprietà è dell’ente territoriale e in merito alla preparazione dei responsabili del servizio prevenzione e protezione. Su questo aspetto dobbiamo molto lavorare.
Ecco, sull’edilizia scolastica è stata finalmente imboccata la strada giusta. Andiamo avanti su questa strada, già a partire dalla prossima legge di bilancio, facendo tesoro degli indirizzi di Cittadinanzattiva.
XIV Rapporto di Cittadinanzattiva su Sicurezza (PDF)
Slide della presentazione del XIV Rapporto di Cittadinanzattiva su Sicurezza (PDF)