Di seguito l’articolo pubblicato su l’Unità sabato 3 settembre firmato insieme alla collega Raffaella Mariani:
Su una questione sembrano essere tutti d’accordo. Mille volte meglio prevenire che dover poi, a posteriori, cimentarsi nella drammatica conta delle vittime e dei danni. E allora perché la prevenzione sismica in Italia non decolla? Esempi virtuosi, come quello di Norcia dove non sono stati registrati feriti, non mancano. Eppure, quando c’è da costruire in sicurezza, ma lontani da un’emergenza sismica, quando c’è da rivolgersi a professionisti in grado di dare le opportune indicazioni, le lamentele per l’eventuale incremento dei costi non mancano. Le imprese che avevano costruito i capannoni industriali seguendo l’ultima normativa antisismica varata dalla Regione Emilia-Romagna, ad esempio, con il terremoto del 2012 non riportarono danni. Eppure la normativa era stata osteggiata a causa proprio dell’aumento delle spese e per la presunta burocratizzazione delle procedure. Da notare che nelle zone colpite dal sisma del 24 agosto erano stati pochissimi gli interventi effettuati per miglioramento ed adeguamento antisismico dei fabbricati privati e produttivi che pure potevano beneficiare del bonus fiscale del 65%, essendo situati in zona ad alta attività sismica. Pur tenendo conto della scarsa informazione sulle misure in vigore, questo dimostra che non è automatico né scontato che i cittadini vogliano o possano usufruire dei benefici fiscali. Tra i principali motivi vi sono problemi che andranno affrontati nella prossima legge di Bilancio:
1) la crisi ha impoverito le famiglie intaccandone i risparmi e quindi la disponibilità finanziaria per coprire la quota non agevolata dell’intervento di messa in sicurezza statica. Spesso, poi, il valore dell’immobile è inferiore a quello dell’intervento da effettuare, quindi anche l’ipotesi di poter ottenere un mutuo è difficilmente percorribile: se non si mette in campo una garanzia statale è molto difficile che la misura possa prendere il largo.
2) posto che la famiglia abbia le risorse per intervenire, può verificarsi il caso che il bonus fiscale superi le detrazioni annue, vanificando il meccanismo compensatorio a vantaggio del contribuente. Un esempio per capirci: puoi detrarre 5000 euro, ma le imposte da versare sommano a 2000 oppure addirittura sei a credito. In questa situazione si annulla ogni beneficio. I tempi di recupero dell’investimento in 10 anni, poi, sembrano a molti pensionati, e non solo, troppo lunghi e non realizzabili;
3) infine, la norma prevede la detrazione per interventi riferiti a costruzioni adibite ad abitazione principale o ad attività produttive; le seconde case, magari ereditate dai genitori, non rientrano nella disposizione. Ma abbiamo invece visto come nei paesi colpiti dal sisma (così come accade per la stragrande maggioranza dei piccoli centri appenninici) sia prevalente proprio questa tipologia di abitazione.
A questi temi, da affrontare con urgenza, va aggiunta una questione che ci sta particolarmente a cuore: l’approvazione del disegno di legge a sostegno della formazione e della ricerca nelle discipline geologiche. Dopo avere ottenuto l’ok unanime alla Camera, attende quello del Senato. Si tratta di una norma importante per un Paese a forte sismicità e gravato da dissesto idro-geologico, che peraltro contribuirebbe a diffondere una esatta cultura della prevenzione grazie anche alla valorizzazione dei Dipartimenti di Scienze della terra, che oggi in molti atenei sono stati aggregati ad altre strutture scientifiche, non sempre coerenti. Sono stati gli stessi geologi a rilanciare l’allarme: “Nel Paese dei disastri naturali chiudono i Dipartimenti di Scienze della Terra”. Ecco, è ora che la proposta di legge riprenda celermente il suo cammino insieme a quello della legge quadro sulle calamità naturali, la cui approvazione, come già ci aveva insegnato il terremoto dell’Emilia, non può più essere rimandata. L’Italia ha conosciuto molti sismi disastrosi e da quelle esperienze è nato un sistema di gestione dell’emergenza di cui poter essere, oggi, orgogliosi. Altrettanto dobbiamo fare per la ricostruzione e la prevenzione, affinché anche per queste fasi si realizzi un modello che sia efficace e dia speranza.
Manuela Ghizzoni e Raffaella Mariani, deputate Pd e presentatrici della proposta di legge per il sostegno della formazione e della ricerca nelle discipline geologiche
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