Avevo già commentato il dono di Mark Zuckerberg alla Università di Modena, ma l’articolo di Fabio Poletti pubblicato su La Stampa di questa mattina stimola alcune ulteriori considerazioni:
1. Un paio di anni fa, all’uscita della classifica delle università redatta dal Sole 24 ore, a Modena si sprecarono commenti non molto lusinghieri per Unimore: allora mi limitai a suggerire che questi strumenti sono utili nella misura in cui conosciamo (e quindi possiamo interpretare) i parametri valutati per redatte la classifica. Oggi, arriva la conferma di quel lontano suggerimento: un sistema complesso e di formazione come un’ateneo non si può buttare giù dalla torre per unediocre posizionamento in classifica o innalzato al cielo per l’ottima performance di un dipartimento… spero che tutti i commentatori – esperti e no – traggano da questa vicenda la voglia di conoscere meglio e in profondità la complessità questo mondo;
2. Il sistema universitario pubblico è sottofinanziato, ormai da 10 anni. Il “dono” del mega server – in realtà frutto di un bando vinto dai ricercatori modenesi e quindi credo che si potrebbe parlare di “premio” – ammonta a 50.000 euro. Certo non una cifra astronomica ma praticamente impossibile da sostenere per le esangui casse degli atenei. La prossima legge di bilancio è alle porte e su questo versante occorre fare molto più di quanto non si sia fatto fino a ora. So che arrivati a questo punto qualcuno sta già digitando: “ma non siete voi al governo? “. Sì, vero, ma quel voi comprende tanti soggetti – politico ed istituzionali (ad esempio, la Ragioneria dello Stato) – in costante rapporto dialettico… A noi, sensibili alla causa, il compito di convincerte gli altri che senza investimenti nella.ricerca non si va da nessuna parte.
3. Questione di genere: davvero le donne sono estranee alle tematiche STEM, ossia Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. No, ovvio, e la prova è l’ing Rita Cucchiara, per fare un esempio modenese. Ma bisogna abbattere ancora tante convenzioni, pregiudizionari ed ostacoli… la strada da percorrere è ancora lunga.
4. In effetti le procedure che le università devono seguire sono pari a quelle imposte ai ministeri o catasti, che però non devono competere con istituti internazionali per i quali la velocità di decisione è di azione è fondamentale. E se è giusto, per ridurre i costi, ricorrere alla Consip o al mercato elettonico per determinati acquisti, per altri si rivela solo una inutile pastoia, per non parlare del controllo preventivo della Corte dei Conti per noi contratto di valore superiore ai 5000 euro. Su questi temi occorre una decisa azione di semplificazione, che significa puntare sui principi di trasparenza e responsabilità rispetto al controllo delle procedure.