Giorno: 18 Luglio 2016

Contribuzione universitaria, riprendiamo da dove abbiamo lasciato

Ecco il testo del mio intervento in Aula lunedì 18 luglio nel corso della discussione generale sulla proposta di legge Vacca (M5stelle) di modifica alla disciplina in materia di contribuzione universitaria Signora Presidente, Onorevoli Colleghi, il 29 giugno abbiamo approvato una mozione sull’accesso all’università, un obiettivo purtroppo fuori portata per decine di migliaia di giovani diplomati ogni anno. Il Governo ha preso importati impegni a questo proposito, ma riparliamo prematuramente del tema, avendo al nostro esame la proposta di legge Vacca sulle tasse universitarie. Credo sia inutile ripetere dati già ampiamente riportati durante la recente discussione della mozione. Il punto fondamentale, citato anche dalla relatrice, è che l’Italia è l’ultima di tutti i paesi dell’OCSE, non solo di quelli dell’Unione Europea, per numero di laureati sulla popolazione, anche nelle fasce più giovani. Senza incentivare con opportune misure il conseguimento della laurea – soprattutto tra i ceti meno abbienti che ne sono più lontani ma anche nel ceto medio impoverito dalla lunga crisi economica e quindi sempre più in difficoltà a mantenere i figli all’università – …

Libertà di pensiero, tesi di laurea, e l’argomentare di Luigi Manconi

Fin dove la mia opinione personale, anche se controcorrente, è espressione della libertà di pensiero sancita dalla Costituzione, e quando, invece, inizia l’apologia di un comportamento considerato reato e, quindi, la connivenza che diventa “concorso morale” nella commissione del reato stesso? Argomento delicatissimo che impegna le coscienze dei singoli, gli studiosi del diritto e l’applicazione della legge da parte dei magistrati. Un caso, in particolare, mi aveva colpito nei giorni scorsi: la condanna, appunto per “concorso morale”, da parte dei giudici piemontesi, di una giovane laureanda in antropologia. Oltre che sulla sua presenza – dichiaratamente da osservatrice – nei luoghi dove era avvenuta la mobilitazione, i giudici hanno ritenuto probante quanto scritto in una tesi di laurea nella cui stesura era stata utilizzata la prima persona plurale. Quel “noi”, da espediente retorico è diventato indizio di connivenza con le ragioni dei manifestanti e, quindi, elemento su cui basare la condanna (per inciso, a due mesi di reclusione). Ammetto, questa sentenza mi ha profondamente turbata. E, ieri, il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani, …