20 donne uccise nei primi tre mesi dell’anno da mariti o ex compagni e fidanzati. Il 2016 inizia con il poco invidiabile primato di una nuova recrudescenza dei femminicidi. Il caso della studentessa romana trovata morta parzialmente carbonizzata (fermato l’ex fidanzato, guardia giurata), è solo l’ultimo di una drammatica escalation. Nonostante gli sforzi fatti sui versanti giuridico, sociale ed economico, gli uomini continuano ad ammazzare le loro compagne o ex compagne perché ne negano l’autonomia e la libertà di giudizio. Le vittime, tra l’altro, sono sempre più giovani e le uccisioni avvengono spesso alla fine di storie relativamente brevi. Solo venerdì scorso, la senatrice Anna Finocchiaro è stata a Vignola per inaugurare il nuovo Centro contro la violenza sulle donne allestito dall’Unione Terre di Castelli. Lo ricordo come segnale positivo, sebbene le strutture per affrontare il fenomeno non siano ancora sufficienti per affrontare il fenomeno in crescita, nonostante lo sforzo delle associzioni femministe e femminili e la lungimiranza di alcune amministrazioni territoriali (come la Regione Emilia-Romagna, che si è dotata di una apposita legge, di cui la struttura di Vignola è un importante esito). Ma è altrettanto vero che leggi importanti sono state finalmente approvate e le coscienze sembravano smosse. Si sono approntate risposte più articolate a un fenomeno sociale che è atavico ma, che nelle società contemporaneo, si sta arricchendo di nuovi connotati. Ma evidentemente tutto ciò non basta. Da una parte donne che decidono consapevolmente di sottrarsi a rapporti problematici, dall’altra uomini sempre più incapaci di accettare la scelta delle loro compagne. Difendere le donne e la loro autonomia diventa un imperativo. Uomini e donne devono essere educati al rispetto dell’altro fin da piccoli, nelle famiglie, nelle scuole, in tutti i luoghi della socialità. L’intera società, a partire dai media, deve avere coscienza della gravità del fenomeno. Oggi tutti i quotidiani raccontano la vicenda di Sara Di Pietrantonio, ma solo Il Messaggero rilancia l’allarme sull’incremento del numero delle vittime. E, per favore, la si finisca di cercare giustificazioni all’ingiustificabile, a partire dal “troppo amore che acceca” passando per il “la gelosia ossessiva” fino alla “furia incontrollata e momentanea”. Le parole nei titoli dei giornali e delle televisioni fanno più rumore del lavoro silenzioso dei Centri antiviolenza. Occorre un nuovo impegno corale, a partire certamente da noi politici, per alzare ancora l’argine della consapevolezza e del sostegno. Le donne non sono cittadini di serie B né oggetti di possesso di cui sbarazzarsi quando non rispondono più ai comandi. #nonabbassiamolaguardia
P.S. Se qualcuno si fosse fermato alla sua richiesta di aiuto, Sara Di Pietrantonio sarebbe ancora viva? Ogni commento è inutile…