Una volta il successo personale era determinato dal censo alla nascita, oggi dall’area geografica di provenienza. Nel nostro Paese il divario Nord-Sud è diventato drammatico. L’ennesima conferma viene dal rapporto dell’organizzazione non governativa “Save the children” sulla povertà educativa in Italia. Che il figlio del notaio facesse il notaio e il figlio del medico il medico era considerato normale, ma, dal dopoguerra, l’ascensore sociale si era messo in moto e, a un certo punto, anche al figlio dell’operaio o del contadino, pur con maggiori sacrifici, era stato possibile diventare notaio o medico. Il nostro Ermanno Gorrieri ci aveva ben spiegato che uguali per tutti devono essere le condizioni di partenza. Il rapporto di “Save the children” ci conferma, invece, ancora una volta peraltro, che chi nasce nella maggior parte delle regioni del Sud parte svantaggiato fin da subito, sia da un punto di vista educativo che delle competenze che verranno acquisite. In Italia, stando ai dati Istat, per i ragazzi tra i 6 e i 17 anni la situazione è, in generale, allarmante: il 48% non ha letto libri se non quelli scolastici, il 69% non ha visitato un sito archeologico, il 55% un museo e il 46% non ha praticato sport. Ma al Sud l’incidenza della privazione “culturale e ricreativa” supera il 70 per cento dei casi. Quanto mai opportuna, quindi, la decisione del Governo di prevedere, già con la manovra economica del 2016, il Fondo di contrasto alla povertà educativa minorile. Come ha spiegato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, che ha seguito dall’inizio l’evolversi del progetto, si tratta di un Fondo alimentato dalle fondazioni di origine bancaria, che prevede interventi sia su base comunitaria che individuale e si pone l’obiettivo di catalizzare altre risorse sia pubbliche che private: tali risorse saranno utilizzate per sostenere progetti di contrasto alla povertà educativa, in collaborazione con le scuole.
E’ davanti a dati come quelli del rapporto “Save the children” che ritrovo le ragioni dell’impegno per estendere e rafforzare il sistema di diritto allo studio. E’ questa una delle leve per diminuire il divario che tuttora persiste tra le diverse aree geografiche del nostro Paese. E’ anche da qui che passa la concreta possibilità per il nostro Paese di uscire dalla crisi economica ed occupazionale.