Nel giorno della mobilitazione delle università italiane, la deputata modenese Pd Manuela Ghizzoni, componente della CommissioneIstruzione della Camera, interviene, dopo aver partecipato alla manifestazione di Bologna con tutti i rettori emiliano-romagnoli. “Hanno ragione – commenta l’on. Ghizzoni – l’accoglimento dell’appello odierno dei rettori è vitale per il futuro del Paese”. Sulla base delle sollecitazioni ascoltate, Manuela Ghizzoni individua alcuni interventi possibili a favore di studenti, docenti e del sistema università in generale. Ecco la dichiarazione di Manuela Ghizzoni:
“E’ dal 2008 che questo Paese ha cominciato a disinvestire – in fondi e intelligenze – sull’università. Due i colpi mortali assestati dal Governo Berlusconi appena tornato al potere: un immediato taglio dei fondi da destinare a coprire il buco dell’abolizione dell’Ici e, poi, pochi mesi dopo, il blocco del turn over che fruttò, da subito, un miliardo e 400 milioni. Il Governo, con le misure sull’assunzione di nuovi ricercatori e i nuovi fondi per il diritto allo studio, ha innestato una nuova marcia. Ma bisogna fare di più, soprattutto data l’entità delle carenze pregresse. E’ opportuna, quindi, questa chiamata dei rettori al sostegno degli atenei. Il Pd, in questi mesi, ha ascoltato le proteste e le denunce e, a partire dal seminario tenutosi a Udine nell’autunno scorso, ha cominciato a elaborare proprio proposte di intervento su tre ambiti: gli studenti, i docenti e il sistema universitario più in generale. Com’è noto, in Italia, negli ultimi anni, è continuamente calato, complice anche la crisi economica, il numero dei laureati. Occorrono misure perché più studenti possano iscriversi all’università, e più matricole possano celermente arrivare alla laurea. E’ necessario, innanzitutto, completare la normativa del diritto allo studio, ampliando la platea dei beneficiari, garantendo la borsa di studio a tutti gli idonei (per cancellare la vergogna italiana degli “idonei senza borsa”) e rendendo stabile l’incremento di 55 milioni del Fondo integrativo statale (raggiunge quest’anno i 217 milioni) e proporzionato al fabbisogno regionale. Occorre, poi, rivedere le norme sulla contribuzione studentesca in modo da favorire l’accesso di coloro che provengono da famiglie meno abbienti e dal ceto medio impoverito dalla crisi. Necessario sperimentare lauree triennali immediatamente professionalizzanti nei settori tecnici, come già accade per il settore sanitario e mettere in campo un programma straordinario di orientamento pre-universitario per diminuire gli abbandoni precoci e i frequenti trasferimenti di corso. Per fermare l’emorragia di professori e ricercatori, bisogna rimuovere il blocco del turn over sia per le università che per gli enti pubblici di ricerca; recuperare nelle retribuzioni quanto perso con il blocco stipendiale 2008-2015; ampliare e prolungare nel tempo il programma straordinario 2016 per l’assunzione di ricercatori a tempo determinato; rivedere la giungla dei contratti pre-ruolo e garantire stabilità e regolarità nel tempo del finanziamento per la ricerca libera e di base. Infine, per quanto riguarda il sistema universitario più in generale, è necessario, innanzitutto, recuperare gradualmente i forti tagli subiti dal 2008 in avanti, rivedere l’addendo perequativo nel meccanismo dei costi standard perché non assolve alla sua funzione, così come è necessario riservare maggiore attenzione al peso degli studenti fuori corso. Il fondo di finanziamento ordinario deve essere scorporato dal finanziamento premiale, se si vuole rendere tale quest’ultimo, e si evidenzia la necessità di eliminare i vincoli sui bilanci al fine di renderli budgetari. La situazione è critica e preoccupante, anche se l’opinione pubblica sembra non averne sentore. L’università è al 40esimo posto tra le preoccupazioni degli italiani. Su questo disinteresse pesano gli scandali e la reputazione di ambiente chiuso e corporativo. E, invece, le università, in questi anni, sono cambiate, si sono aperte e l’accoglimento del loro appello odierno è vitale per il futuro di conoscenze, competenze e competitività di questo Paese”.