L’Università di Modena e Reggio Emilia è nella classifica delle 200 migliori università europee pubblicata dalla rivista inglese Times Higher Education. “Un risultato lusinghiero – commenta la deputata modenese del Pd Manuela Ghizzoni, componente della Commissione Istruzione della Camera – spinto verso l’alto dal parametro “influenza scientifica”. Insomma, un “ateneo di provincia” che fa la differenza”. Ecco la dichiarazione di Manuela Ghizzoni:
“La classifica delle 200 migliori università dell’Europa, pubblicata dalla rivista inglese Times Higher Education, include anche l’Università di Modena e Reggio Emilia. Sebbene sia posizionata nella fascia più bassa, appartenere ai primi 200 è comunque un risultato lusinghiero, che condivide con soli altri 16 atenei statali sui 59 esistenti (numero che non include le istituzioni ad ordinamento speciale, come la Scuola Normale o la Scuola Sant’Anna di Pisa, in quanto non omologabili alle università ordinarie). Le classifiche, però, vanno usate non tanto per alzare una coppa, ma per capire punti di forza e di debolezza del sistema e dell’istituzione. E per fare questo, occorre prestare molta attenzione alla metodologia utilizzata per stilare la graduatoria medesima. La THE, ad esempio, mediante diversi indicatori, analizza la performance in 5 aree: didattica, attività di ricerca, influenza scientifica, internazionalizzazione e trasferimento tecnologico. Le prime tre pesano per il 30% ciascuna nella composizione della classifica, mentre il restante 10% è affidato alle altre due. L’area che influisce meno è il trasferimento tecnologico, proprio un punto di forza di UNIMORE perché la nostra università è in grado di interagire positivamente con il tessuto produttivo locale, dalla motoristica al biomedicale. Questa impostazione pertanto non aiuta l’ateneo di casa a scalare le classifiche. Ma allora come c’è riuscito? Grazie al terzo ambito, quello che misura, mediante il numero delle citazioni ricevute in tutto il mondo da articoli di ricercatori di UNIMORE, l’influenza dell’ateneo nella diffusione di nuove conoscenze e idee, nel quale ottiene un punteggio di ben 72,9 su 100. Insomma, se UNIMORE – stando agli altri indicatori – può migliorare ancora nella didattica, nella reputazione scientifica e nell’attrattività di finanziamenti di ricerca, ha invece già raggiunto livelli ragguardevoli per quanto riguarda la sua influenza scientifica. Insomma, un “ateneo di provincia” che fa la differenza”.
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