Si materializza l’atteso emendamento del Governo per le borse di studio annunciato dal premier Renzi all’interno del pacchetto cultura e sicurezza per la manovra ora all’esame della Camera. Domenica scorsa in commissione Bilancio è stata presentata la misura che vale 55 milioni in tutto per il Fis per il 2016, il Fondo integrativo statale che prova a garantire il diritto allo studio insieme alle risorse regionali e quelle in arrivo dalle tasse. Il Fondo raggiunge così la 217 milioni, la cifra più alta degli ultimi 10 anni se si eccettua il 2009 (quando raggiunse i 246 milioni).
Le nuove risorse – dal 2017 saranno però solo 5 milioni in più – dovrebbero garantire tra le 10 e le 15mila borse in più, ma secondo la deputata Pd Manuela Ghizzoni che ha lavorato all’aumento dei fondi queste risorse «possono ora incentivare le regioni ad intervenire per sostenere con una borsa gli studenti esclusi quest’anno a causa del nuovo Isee, ma che non hanno però visto crescere il loro patrimonio o i redditi».
La misura in manovra
L’emendamento che dovrebbe avere il via libera della commissione Bilancio oggi fa crescere di 55 milioni le risorse per il prossimo anno e dal 2017 di 5 milioni. «Con questa integrazione significativa, il Fondo statale per l’erogazione delle borse di studio universitarie raggiunge quota 217 per il 2016 – conferma Ghizzoni, membro della commissione Cultura della Camera -. Se leggiamo il dato nella prospettiva decennale 2006–2016 si tratta dell’investimento più significativo, con la sola eccezione del 2009 quando il fondo fu portato a 246 milioni salvo, poi, farlo piombare a 99 milioni già l’anno dopo». «Ecco, non abbiamo bisogno di altalene, ma – aggiunge la deputata – di stabilizzare il fondo oltre i 200 milioni, impegno che già ci assumiamo per il futuro. Possiamo cominciare, ora, a colmare il gap che ci divide dalla maggior parte dei Paesi europei. Anche gli ultimi dati Ocse, infatti, confermano che l’Italia è “fanalino di coda” con il 34% di laureati contro una media Ocse del 50%. Meglio di noi anche Lussemburgo e Messico. L’intervento sul diritto allo studio era, quindi, ormai non più rinviabile. Penso alla drammatica fuga di matricole dagli atenei del Meridione, generata in primo luogo proprio dalle carenze strutturali nel sostegno al diritto allo studio».
A questo proposito interviene anche la riforma costituzionale che dovrebbe essere varata a inizio gennaio, poiché modifica anche il titolo V attribuendo alle Regioni la promozione del diritto allo studio. «Il Partito democratico – conclude Manuela Ghizzoni – dovrà assumersi l’onere di guidare il dibattito sul riassestamento dei ruoli e dei pesi sociali ed economici in questo ambito. Anche perché investire nel sapere dei nostri giovani significa investire non solo sui singoli, ma sul futuro, anche economico e sociale, del nostro Paese».
Il pressing degli studenti
Intanto gli studenti segnalano come in attesa di risposte dal tavolo ministeriale sugli effetti dell’Isee, numerose regioni italiane, grazie al pressing delle associazioni, abbiano già preso provvedimenti per fronteggiare questa problematica. In Campania, dopo anni di battaglie in regione, sono stati stanziati 12 milioni sul diritto allo studio: «Un grande risultato, soprattutto in considerazione del fatto che fino ad oggi il contributo regionale era pari a zero – avverte l’Udu, l’Unione degli universitari -. La regione oltretutto ha già annunciato che tali risorse saranno previste anche per i prossimi anni». In Emilia Romagna sono stati stanziati 2.750.000 per bandi straordinari, che riguardano buoni per il servizio ristorativo e contributi monetari, destinati agli studenti con Isee fino a 24.126 euro. A Cagliari, l’ente per il diritto allo studio ha stanziato 900 mila euro indirizzati a studenti con Isee fino a 19.634 € (il parametro ISPE è stato abolito). I fondi saranno impegnati per una riduzione sulle tasse universitarie, contributi in denaro e riduzioni sul costo dei pasti nelle mense. Un risultato importante per gli studenti anche in Toscana, dove la Regione ha stanziato un milione di euro da destinare alla borsa servizi, che consiste in servizio mensa gratuito, buoni per l’aquisto di libri, contributo per l’abbonamento ai mezzi pubblici e contributo affitto per i fuorisede.Un milione di euro sul diritto allo studio arriva anche in Umbria. Tali risorse saranno destinate anche ai sussidi straordinari, che andranno a coinvolgere gli studenti esodati a causa del nuovo Isee. «Queste misure rappresentano delle vittorie importanti, ma purtroppo non sono sufficienti – avverte Jacopp Dioniosi coordinatore dell’Udu -. Ci stiamo infatti trovando nella situazione che già mesi fa abbiamo denunciato: lasciando la gestione dell’emergenza Isee e del diritto allo studio in generale solo in mano alle regioni, quelle virtuose o quelle in cui ci sarà la volontà politica, stanno ponendo in essere azioni atte ad aumentare la platea degli idonei, mentre questo non sta avvenendo proprio nelle regioni che ne avrebbero maggiormente bisogno, ovvero quelle in cui le risorse per il diritto allo studio sono già insufficienti. L’unica conseguenza rischia di essere un ulteriore ampliamento delle diseguaglianze territoriali nell’attuazione del diritto allo studio. Per questo abbiamo chiesto al governo di stanziare risorse in legge di stabilità: l’iter per l’approvazione non si è ancora concluso, e daremo battaglia fino all’ultimo affinché siano previste risorse adeguate, sia per far fronte alla problematica del nuovo Isee che per la risoluzione dei numerosi e profondi problemi del diritto allo studio italiano».