“Una liberalizzazione sconsiderata”: un gruppo di deputati emiliani del Partito democratico – tra i quali i modenesi Davide Baruffi, Manuela Ghizzoni, Edoardo Patriarca, Giuditta Pini e Matteo Richetti – dice no alla paventata intenzione della Ue di privare della tutela i vini identitari, cioè quelli che prendono nome dal vitigno e non da una zona o paese, fra cui il Lambrusco. Sulla questione è stata presentata mercoledì 2 dicembre una specifica risoluzione in Commissione Agricoltura, a prima firma Marco Carra, con l’obiettivo di impegnare direttamente ed esplicitamente il Governo nella difesa di quanto stabilito fino ad oggi dalle regole comunitarie.
“Condividiamo pienamente l’iniziativa dell’on. De Castro di sollevare pubblicamente il problema e apprezziamo il fatto che il nostro Ministero dell’Agricoltura si sia immediatamente opposto – dicono i deputati modenesi Pd Davide Baruffi, Manuela Ghizzoni, Edoardo Patriarca, Giuditta Pini e Matteo Richetti – Togliere il Lambrusco dalla lista dei vini protetti dalla Ue per il solo fatto che questo vino, così come altri, non possiede un riferimento geografico, è una assurdità che costerebbe molto cara alle terre di produzione a vocazione storica, fra cui anche la nostra. Ma sarebbe una scelta che danneggerebbe più in generale la bilancia commerciale dell’intero Paese, essendo il Lambrusco il vino più esportato in tutto il mondo”. In Emilia vengono prodotti più di un milione di ettolitri di Lambrusco; una produzione enologica a denominazione che vale oltre 500 milioni di euro. “Le proposte di revisione delle norme comunitarie che disciplinano l’etichettatura dei vini – si legge nella risoluzione firmata dai deputati modenesi del Pd – stanno causando grande preoccupazione nell’intero settore vitivinicolo nazionale. E’ stato infatti evidenziato come l’appiattimento di vitigni che rappresentano una autentica bandiera delle produzioni delle nostre zone a generici varietali che potranno un domani essere liberamente prodotti e commercializzati ovunque, significa distruggere l’immagine che le nostre realtà hanno costruito in secoli di duro lavoro e fatica; è stato poi rimarcato come ciò comporterebbe una banalizzazione di alcuni dei principi su cui si regge la forza del settore vitivinicolo nazionale, con possibili ripercussioni negative sulla redditività dell’attività agricola in ampie aree rurali del Paese e che riportare il corretto nome del vitigno nelle etichette legato effettivamente alla zona di produzione rappresenta una scelta irrinunciabile per la tutela del Made in Italy e un fattore qualificante per i consumatori di tutto il mondo”. Il testo presentato impegna il Governo “a mettere in campo ogni iniziativa necessaria in ambito comunitario affinché, nei processi in atto di revisione delle norme comunitarie che disciplinano l’etichettatura dei vini promossa dalla Comunità Europea, con particolare riferimento al Lambrusco, vengano confermati e rafforzati i principi sanciti dal paragrafo 4 dell’articolo 62 del Regolamento Ce numero 607/2009 e venga conseguentemente vietata ogni modifica della parte B dell’allegato XV, che possa consentire di inserire nell’etichettatura dei vini, compresi quelli senza indicazione geografica prodotti in uno qualsiasi degli Stati membri dell’Ue, quei nomi di varietà di vitigno che oggi sono riservati esclusivamente a specifiche denominazioni d’origine protette o indicazioni geografiche protette”.
Pubblicato il 3 Dicembre 2015