Su questo tema i deputati Pd hanno avanzato due proposte di legge che anch’io ho sottoscritto. Una riguarda l’ estensione penale del reato di propaganda nazifascista a chi produce e vende immagini e oggetti, ma anche a chi assume condotte e gesti simboleggianti quella ideologia, infine a chi diffonde messaggi e simboli sul web. L’altra integra la legge n.20 (legge Scelba) introducendo le stesse attività nel reato di apologia del fascismo. Gadget di Mussolini, saluti romani allo stadio, svastiche sul web non possono passare come “folklore”, rischiando di far deviare il loro tremendo significato verso una una “normalità” preoccupante. Mi auguro che il percorso di questi provvedimenti sia rapido e condiviso: opposizioni e manipolazioni sarebbero altrettanto preoccupanti.
L’Emilia mette al bando i gadget fascisti
«Chi li vende commette un reato»
In Regione presentate una proposta di legge e una risoluzione per bloccare i prodotti che evocano il regime
BOLOGNA – Un’iniziativa «importante e rimarchevole, perché cerca di contrastare un fenomeno odioso che non va derubricato a fatto folkloristico». Così, in una nota, il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, interviene sulla proposta di legge del parlamentare riminese, Tiziano Arlotti che vuole bloccare la diffusione di oggetti, gadget e souvenir fascisti nel giorno in cui viene presentata in Regione Emilia-Romagna una risoluzione del Pd che chiede di estendere il reato di apologia del fascismo alla vendita di prodotti che evocano il regime.
A Predappio si commemora la morte di Mussolini
IL CASO – «La segnalazione dello scorso luglio da parte di due turisti di origine ebraica circa la presenza in esercizi riminesi di bottiglie con le immagini di Mussolini e Hitler – scrive Gnassi – è stata solo l’ultima di tante alle quali non si può più rispondere con un’ alzata di spalle. Allora avevamo sottoposto ai parlamentari la possibilità di intervenire modificando vecchie leggi riguardanti il reato di «apologia del fascismo», raccolta prima di tutto e di tutti dall’onorevole Arlotti». Ora, prosegue il sindaco della città romagnola, inizia «l’iter legislativo, sapendo bene che non sarà facile condurre in porto la navicella, visto che di manovre diversive, minimizzatrici e persino offensive ce ne saranno non poche. Importa fino a un certo punto: il segnale adesso è dato» e, sottolinea in un latro passaggio della nota, «mettere fine a questo scandalo quotidianoattraverso un adeguamento della legge renderebbe il compito molto più facile alle istituzioni, ai Comuni, per contrastare una vergognosa piega prima culturale che commerciale».
IN REGIONE – Sullo stesso tema è stata presentata in Regione una risoluzione del Pd, sottoscritta anche dai gruppi di Sel e de L’Altra Emilia-Romagna in cui si chiede di «agire in tutte le sedi più opportune perché il reato di apologia di fascismo, previsto all’articolo 4 della cosiddetta Legge Scelba sia integrato anche con riferimento alla vendita e diffusione di beni, gadget o oggetti vari con immagini del regime fascista e nazista, in tutte le differenti modalità in cui essa può avvenire». Nella risoluzione, che vede come prima firmataria la consigliera regionale riminese del Pd, Nadia Rossi, la Giunta viene invitata ad attivarsi perché il reato di apologia del fascismo venga integrato e inserito nel codice penale, prevedendo la repressione di reati specifici legati alla riproduzione di atti, linguaggi e simboli del nazifascismo. Secondo Rossi «la vendita di gadget, beni di consumo e altro ancora che ritraggono immagini e simbologia dei regimi fascisti e nazisti non può essere derubricato a mero fenomeno di costume. Peggio ancora sarebbe arrendersi all’abitudine e vedere certe immagini in vetrina o tra i banchi dei mercatini, senza provare fastidio se non indignazione».