Università, come leggere le classifiche. L’esempio di Unimore, di Manuela Ghizzoni – 22.07.15
Graduatorie, che passione! E’ ormai invalso l’uso di commentare a caldo le classifiche delle più varie istituzioni pubbliche che ci vengono proposte quasi quotidianamente. Che si tratti di comuni, di ospedali o di università, ecco che fioccano analisi e ragionamenti, in fondo non dissimili da quelli che accompagnano spesso le classifiche del campionato di calcio o di altri sport. Vi è però una grande differenza tra le prime e le seconde. Facciamo il caso delle università. A differenza delle graduatorie sportive, che si basano sull’esito inoppugnabile delle partite, quelle universitarie si fondano, inevitabilmente, su una pluralità di indicatori quantitativi. Per quanto possano essere numerosi e sofisticati – ma spesso è vero il contrario – questi indicatori si limitano a restituire approssimativamente solo alcuni aspetti delle complesse attività di un ateneo e comprimono inevitabilmente in una sintesi le differenze qualitative tra i diversi dipartimenti. Per giunta, non si può ignorare che tali indicatori sono pesati differentemente, per ottenere il punteggio finale, a seconda delle scelte dell’autore della graduatoria. È proprio per questa ragione che tali classifiche …