Mancano all’appello da quasi tre anni e ora sono pronti a tornare per ridare ossigeno alla ricerca di base negli atenei ma anche negli enti pubblici di ricerca. Sono i cosiddetti Prin , i progetti di ricerca di interesse nazionale, che il ministero dell’Istruzione Università e Ricerca è pronto a rifinanziare con un decreto già pronto per essere inviato all’Economia mettendo sul piatto circa 90-95 milioni. Un bel balzo in avanti rispetto ai 38 milioni scarsi varati con gli ultimi Prin a fine 2012. L’obiettivo è arrivare a pubblicare il decreto entro l’estate.
Il nuovo bando dovrebbe solo in parte ricalcare quello degli anni passati. I tecnici del Miur stanno infatti lavorando ad alcune novità e criteri per rendere più snello e agevole l’approvazione e l’avvio dei progetti di ricerca che saranno presentati da docenti e ricercatori. I Prin come noto sono stati istituiti nel 1996 dal governo Prodi e da allora hanno rappresentato la principale fonte di finanziamento per la ricerca pubblica all’interno degli atenei. Da un budget di 137 milioni di euro destinati nel 2003 alle 14 aeree disciplinari (il record assoluto), anno dopo anno si è arrivati al minimo storico di 38 milioni di euro di fine 2012 (governo Monti). In particolare se il finanziamento Prin 2009 era di circa 105 milioni, il budget è poi sceso a 87 milioni nel bando accorpato 2010-11. Per arrivare all’ultimo, ormai di quasi tre anni fa, di appunto soli 38 milioni. Ora questa boccata d’ossigeno da quasi 100 milioni dovuta anche all’emendamento alla manovra 2015, volto dalla deputata Manuela Ghizzoni (Pd), che destina ai Prin il 50% delle risorse a disposizione del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica, il cosiddetto First. Fondo in gestione all’Economia, da qui il decreto a firma anche del Mef, che dovrebbe garantire almeno parte dello stanziamento (almeno 25-30 milioni di tutta la torta complessiva).