Cancellare i nomi di medici nazisti criminali di guerra dalle definizioni, ancora oggi utilizzate, di varie patologie e test scientifici. Una richiesta condivisa, quella di scienziati e comunità ebraica, rilanciata in occasione del workshop internazionale ‘Medici nazisti e malattie eponimiche’, organizzato a Roma dall’Università La Sapienza, Comunità Ebraica e Ospedale Israelitico. Al convegno la proposta è arrivata dal presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici: “Quello che chiediamo è di sostituire, nelle definizioni in uso per varie malattie, ai nomi dei carnefici nazisti quelli delle vittime, che in molti casi sono note”.
Lunga la lista delle patologie definite a partire dal nome di questi medici nazisti criminali di guerra. Dal test di Clauberg, ginecologo che effettuò gravi sperimentazioni, all’artrite di Reiter, batteriologo anche egli autore di esperimenti criminali. E ancora: la sindrome di Hallervorden-Spatz; la reazione Spatz-Stiefler; la sindrome di Cauchois-Eppinger-Frugoni e tante altre che prendono il nome da altri medici nazisti, come Murad Jussuf Bei Ibrahim, Eduard Pernkof, Hans Joachim Scherer, Walter Stoeckel e Friedrich Wegener.
Durante il convegno, storici della medicina e ricercatori hanno ricordato le efferatezze commesse dai medici nazisti su cavie umane nei campi di sterminino, ma nonostante le condanne inflitte ai medici che praticarono tali sperimentazioni, “ancora oggi diverse patologie – denunciano ricercatori e esponenti della Comunità Ebraica – sono note nella pratica medica con eponimi derivati appunto dal nome dei responsabili di tali atrocità”. Questi esperimenti sono stati ritenuti crudeli e per questo medici e ufficiali coinvolti furono condannati per crimini contro l’umanità. Le pratiche sperimentali effettuate nei campi di concentramento, sottolineano gli studiosi, “portavano a morte sicura o provocavano terribili dolori che duravano per giorni e lasciavano menomazioni perenni nei pochi sopravvissuti”. Molti degli autori erano medici e scienziati di chiara fama e professionisti, ma malgrado i crimini di cui si macchiarono e le condanne che subirono, ancora oggi alcune delle loro “ricerche” e dei loro “dati” vengono impiegati nella pratica medica.
D’accordo con Pacifici anche il rettore dell’Università La Sapienza di Roma, Eugenio Gaudio: “L’Università La Sapienza si farà promotrice di una mozione per cancellare le definizioni con nomi di medici nazisti che hanno legato alla nomenclatura di una malattia il proprio cognome – ha detto al termine del convegno – La mozione sarà inviata a tutte le società scientifiche internazionali, con l’obiettivo di approdare alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo. Tutta l’attività medica ha l’obiettivo di essere di aiuto alle persone. Per questo, chi ha disonorato e pervertito il significato della scienza medica va espulso dai libri di medicina oltre che dalla coscienza collettiva, e va lasciato solo ai libri della criminalità”.
Il fatto che malattie varie e test scientifici vengano ancora oggi denominati utilizzando i cognomi di questi medici nazisti criminali di guerra “è una stortura che va rimossa immediatamente; è infatti indegno – ha concluso il rettore dell’Università La Sapienza – che dei criminali che hanno effettuato sperimentazioni mortali su centinaia di innocenti possano essere ancora oggi ricordati come degli ‘scienziati'”.