La Galleria degli Uffizi a Gomorra. Il più importante museo italiano non andrà ad Abu Dhabi, come il Louvre, ma porterà un po’ della sua bellezza a Casal di Principe, nella villa confiscata a un boss della camorra: Egidio Coppola, detto Brutus, luogotenente di Cicciotto ‘e mezzanotte, uno dei capi storici del clan dei casalesi. La luce vince l’ombra , che si inaugurerà il 21 giugno, è la prossima tappa della collana di mostre “Città degli Uffizi”, che da qualche anno porta in giro le opere dei depositi della Galleria con l’obiettivo di farle conoscere e di restituire a centri lontani dai circuiti turistici la nobiltà del loro passato. Dal 2008 gli Uffizi hanno fatto tappa in diciassette città, ma nella terra dei fuochi, in un territorio così difficile da fare arretrare anche lo Stato, non erano mai andati. E fino a qualche anno fa sarebbe stato impossibile anche solo da immaginare. Invece, in questi giorni, si sta lavorando alla ristrutturazione della villa, che sarà intitolata a don Peppe Diana, ucciso dalla camorra nel 1994. E tra pochi mesi arriveranno le opere: nove pezzi di pregio tra cui Carità di Luca Giordano, Santa Caterina d’Alessandria di Artemisia Gentileschi, Vanità di Mattia Preti, Salomè con la testa del Battista di Giovann Battista Caracciolo. «Vogliamo puntare un riflettore su una terra antica e fiera che la criminalità ha emarginato e addirittura bandito, ma questa non è solo una mostra etica», spiega Antonio Natali, direttore degli Uffizi e insieme all’ex soprintendente di Napoli Fabrizio Vona, curatore scientifico del progetto. «Abbiamo scelto quadri d’artisti del Seicento, napoletani o legati a Napoli, linguisticamente affascinati da Caravaggio». E quindi dal contrasto tra luce e ombra. «Io credo che a Casal di Principe stia nascendo una nuova società. La volontà delle persone si pone come luce che scaccia le tenebre, come bene che vince sul male». Il tema è quello della rinascita. Ed è sottolineato dalla ricostruzione del Concerto di Bartolomeo Manfredi, opera mandata in pezzi dalla bomba che nel 1993 scoppiò in via dei Georgofili. Insieme a lei anche la videoinstallazione Una luce nuova, l’adorazione dei pastori di Gherardo delle Notti, che racconta la storia di un altro capolavoro distrutto dall’attentato. «Sono due opere simbolo della vigliaccheria mafiosa, della furia criminale e di quella stagione buia, ma anche di una rinascita orgogliosa». La stessa che si vuole a Casal di Principe: «Stiamo lanciando un’opa contro la camorra», spiega Alessandro de Lisi, direttore del programma R Rinascita. Lui è uno degli uomini, che insieme a Giacinto Palladino di Fiba Social Life e Battista Villa del progetto San Francesco, ha voluto portare gli Uffizi a Gomorra, riuscendo a coinvolgere nell’esposizione anche il museo di Capodimonte di Napoli, il Museo provinciale di Capua e il Palazzo Reale di Caserta. «Non si tratta di vacua mondana solidarietà. Il nostro è un programma di sviluppo sociale che vuole generare economia e fare cultura coinvolgendo le imprese locali. Quando gli Uffizi andranno via, arriveranno altre esposizioni, laboratori, eventi». Il primo passo sarà la formazione di quaranta guide che accompagneranno i visitatori raccontando la storia dei quadri, ma anche la terra dei fuochi, senza censure. «Vogliamo una nuova narrazione del territorio – spiega il sindaco Renato Natale – che parli della criminalità senza nascondere nulla, ma che sappia andare oltre, che racconti il paese che sta rinascendo». E che ora sfida la camorra con l’arte, portando un pezzetto degli Uffizi a casa dei boss.
Pubblicato il 20 Marzo 2015