In un mondo che va uniformandosi sempre più al modello americano di economia e occupazione, l’America ci indica quasi sempre quello che ci aspetta. E l’America, oggi, dice che la classe media è femmina.
Riflette in questa chiave, le tirate di Patricia Arquette alla cerimonia degli Oscar o di Christine Lagarde sul suo blog da direttore del Fondo monetario internazionale sulla discriminazione di cui sono vittime le donne nel mondo del lavoro centrano il bersaglio, ma sono fuori fase. Capita, quando le società cambiano: le proteste e le rivolte si fanno più rumorose e pressanti, man mano che gli spazi si aprono, non quando si chiudono. La discriminazione, in effetti, è sotto gli occhi di tutti, anche in un paese, come gli Stati Uniti, che di diritti delle donne discute da centocinquant’anni. Troppo poche, rispetto alla presenza nel mondo del lavoro, le donne manager e ancor meno quelle che hanno raggiunto i vertici. Ma, soprattutto, pesa il gap delle buste paga: stesso lavoro, stipendio minore. Un avvocato donna guadagna poco più della metà del suo collega uomo e meno dell’80 per cento se fa la bibliotecaria. Non si salvano neanche le supermanager: un Ceo donna prende il 70 per cento del suo omologo maschio. In media, la busta paga delle donne è più leggera del 15 per cento. Più o meno quanto in Europa, 16,7 per cento (a sorpresa, qui l’Italia fa eccezione: solo 7 per cento in meno). Anche in America, vale la discriminante Sud-Nord. In Louisiana, la paga di una donna è i due terzi di quella del suo collega maschio, a New York è proporzionalmente più alta. Ma non supera l’85 per cento. In più sono soprattutto le donne a ingrossare i ranghi dell’esercito dei precari e dei lavoratori part time.Ma le statistiche ci dicono anche altro, in una chiave diversa. In particolare, se ci preoccupiamo di rispondere alla domanda che inquieta gli studiosi e, ancor più, i politici dell’Occidente di oggi: che fine ha fatto quel possente pilastro su cui si sono rette le società industriali dal dopoguerra ad oggi e, cioè, la classe media? La risposta è che ha cambiato sesso. A reggere una famiglia di classe media sono, sempre più, le donne. Prendiamo le occupazioni che danno una busta paga da classe media. Per gli Stati Uniti, fra i 40 e gli 80 mila dollari (lordi) l’anno. Chi guadagna, oggi, questi soldi? Soprattutto, le infermiere. Nel 1980, solo 19 buste paga da classe media su mille facevano riferimento ad infermiere. Oggi sono 39. In cifre assolute, è il terzo plotone di stipendi da classe media, ma è quello che è cresciuto più in fretta. E il 90 per cento di chi fa questo lavoro, negli Usa, è donna. Subito dopo le infermiere, la categoria che è più cresciuta è quella degli informatici, prevalentemente maschile. Ma poi vengono periti delle assicurazioni, tecnici della sanità, insegnanti, fisioterapisti, contabili, assistenti legali, tutte professione con una preponderanza femminile. All’altro lato, quali sono le professioni che più si sono allontanate dalla dorata forchetta da 40-80 mila dollari? I lavori che sempre meno pagano stipendi da classe media sono quelli delle fabbriche, tradizionalmente maschili: operatori alle macchine, supervisori, elettricisti, trasportatori. Nel 1980, su 1000 stipendi da classe media, più di 50 erano di operatori alle macchine. Trent’anni dopo sono solo 18. A voler fare i conti da vicino, lo stipendio medio di un’infermiera è oltre il 50 per cento più alto di trent’anni fa ed è, oggi, di 9 mila dollari più corposo di quello di un tecnico delle riparazioni telefoniche, classica figura di capofamiglia degli anni ‘80.
E in Europa? La traiettoria è simile. Nel 2012, l’83 per cento delle donne nell’Unione europea aveva completato almeno la scuola superiore, contro il 77,6 per cento degli uomini. E il 60 per cento dei laureati festeggerà l’8 marzo. Le linee, insomma, sono tracciate e non è facile vedere come le tendenze possano mutare. Christine Lagarde e Patricia Arquette hanno ragione a protestare perché gli uomini occupano sette posti su 10 che pagano più di 80 mila dollari l’anno e non si schiodano. Ma, 50 anni fa, solo il 6 per cento delle donne guadagnava più dei rispettivi mariti. Oggi, in termini di quattrini portati a casa, il 25 per cento dei capifamiglia, in America, è mamma. Farsene una ragione non è semplice: gli esperti si preoccupano di “una sfasatura fra economia e cultura”. Per i consulenti matrimoniali, il sesso rischia di non essere più il problema numero uno.
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