“Per i ricercatori a tempo indeterminato cambiare università è praticamente un miraggio”, di Marzio Bartoloni – Scuola 24 26.02.15
“Condannati” a vita (quella lavorativa) a restare nel proprio ateneo. È il destino a cui è costretta la stragrande maggioranza dei ricercatori a tempo indeterminato. Una figura “in via di estinzione”, perché sostituita nel 2010 da quella dei ricercatori a tempo determinato (di tipo a e b) della riforma Gelmini, che però conta ancora quasi ventimila persone. Per loro la mobilità da un ateneo all’altro è praticamente un miraggio. La colpa è a da una parte dei vincoli normativi e dall’altra del taglio delle risorse che in passato servivano proprio a questo compito. Nasce da qui unainterrogazione a firma di Manuela Ghizzoni (Pd) e Ilaria Capua (Scelta civica) depositata nei giorni scorsi in cui si chiede una soluzione al ministro Giannini. La mobilità è un miraggio Nella loro interrogazione le due deputate ricordano come i ricercatori universitari a tempo indeterminato rappresentino ancora oggi «nonostante che il ruolo sia stato posto sostanzialmente ad esaurimento» dalla riforma Gelmini una «quota notevole» del personale docente universitario. E tra di loro ci sono anche persone «relativamente giovani assunte dal 2008 …