Gli assegnisti di ricerca in scadenza possono tirare un sospiro di sollievo. Grazie a un emendamento al decreto milleproroghe che è stato approvato ieri in commissione Affari costituzionali della Camera e che allunga da 4 a 6 anni la durata dei loro contratti.
L’emendamento del Pd
La proposta di modifica a firma Manuela Ghizzoni e Simona Malpezzi (Pd) stabilisce che «la durata complessiva dei rapporti instaurati ai sensi dell’articolo 22, comma 3, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, è prorogata di due anni». La norma della riforma Gelmini alla quale si fa riferimento stabilisce che gli assegni di ricerca possono avere una durata compresa tra uno e tre anni, sono rinnovabili e non cumulabili con altre borse di studio. Fissando subito dopo in quattro anni (a esclusione del periodo coincidente con il dottorato) la durata complessiva di tali contratti. Con l’emendamento approvato ieri si arriva invece a sei anni. Con una precisazione però: la misura non dispone la proroga automatica degli assegni in essere. Consente solo la possibilità per gli atenei di attribuirli per altri 2 anni a un ricercatore che ne ha già goduto per 4 anni. Così da armonizzare la loro durata complessiva con la nuova campagna di posizioni da ricercatore a tempo determinato che verranno bandite nel corso del prossimo biennio, come disposto dalla legge di stabilità.
L’impatto della misura
L’obiettivo della modifica – sottolineano le due deputate democratiche – è quello di dare continuità di ricerca agli aspiranti ricercatori a tempo determinato, che, dopo il dottorato, hanno attivato degli assegni a partire dal 2011 e che sarebbero scaduti quest’anno. «Se non ci fosse stata questa proroga – spiega Ghizzoni – avremmo rischiato di perdere un capitale umano di ricercatori di livello, che il sistema italiano della ricerca, sottodimensionato, non assorbe». E non possiamo proprio permettercelo – prosegue – «perché l’Italia ne ha a oggi un numero bassissimo, circa 150.000, a fronte dei 510.000 della Germania, 430.000 dell’Inghilterra, 340.000 della Francia e 220.000 della Spagna». Fin qui l’intervento immediato. Più avanti – spiegano in coro – si cercherà «di cancellare la selva di figure contrattuali pre-ruolo attraverso l’istituzione di un contratto unico con tutele sociali e previdenziali».
Edilizia scolastica
Sempre in tema di istruzione va segnalata poi l’approvazione di un altro emendamento targato Malpezzi (seppure riformulato) che ha ad oggetto stavolta l’edilizia scolastica. E che proroga fino a fine 2015 i poteri derogatori concessi a sindaci e presidenti di provincia in qualità di commissari governativi nella gestione dei lavori di messa in sicurezza delle scuole finanziati con 150 milioni del Dl 69/2013 (il cosiddetto «decreto del fare»).
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