La proroga di due anni per gli assegni di ricerca segna un passo in avanti verso la continuità e prova ad arrestare l’emorragia di ricercatori verso l’estero, nell’attesa di attuare norme per la stabilizzazione.
– Lo dichiarano Manuela Ghizzoni e Simona Malpezzi, deputate del Pd in Commissione Cultura, Scienze e Istruzione della Camera dei Deputati, dopo l’approvazione dell’emendamento al decreto Milleproroghe, che proroga da 4 a 6 anni la durata complessiva degli assegni di ricerca attribuiti ad un ricercatore –
“Se non ci fosse stata questa proroga avremmo rischiato di perdere un capitale umano di ricercatori di livello, che il sistema italiano della ricerca, sottodimensionato, non assorbe. Non possiamo perdere altri ricercatori perché l’Italia – spiega Ghizzoni, presentatrice dell’emendamento – ne ha a oggi un numero bassissimo, circa 150.000, a fronte dei 510.000 della Germania, 430.000 dell’Inghilterra, 340.000 della Francia e 220.000 della Spagna.
“Il nostro obiettivo di medio periodo – sottolineano le deputate – è quello di cancellare la selva di figure contrattuali pre-ruolo attraverso l’istituzione di un contratto unico con tutele sociali e previdenziali. Ora, però, era necessario un intervento immediato, come quello proposto dall’emendamento, per non disperdere il patrimonio di competenze e talenti e nell’attesa che questi giovani ricercatori possano conquistare uno dei posti da ricercatore disposti dalla legge di stabilità”.
“Il governo Renzi sia quell’interlocutore istituzionale, troppo spesso latitante nell’ultimo ventennio, che tuteli le ragioni della ricerca e dell’innovazione – concludono Ghizzoni e Malpezzi – per dare forza di fatto ad un settore cruciale per il futuro del Paese”.
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