Pubblicati il 16 gennaio, i risultati del bando «Infraia-1 di Horizon 2020» (Integrating and Opening Existing National and Regional Research Infrastructures of European Interest), propongono dei risultati che per l’Italia sono di rilievo. Di cinquantotto progetti presentati, ventuno sono stati ammessi alla valutazione e tra questi ben sei hanno capofila italiani, quattro del Cnr, uno dell’Inaf e uno del Cineca.
Bandito nell’aprile 2014, «Infraia» ha messo in palio 140 milioni di euro. Era stato formulato a seguito della raccolta di un numero assai alto di espressioni d’interesse bottom up durante la Integrated Infrastructures Initiative (I3) dell’autunno del 2012, nella quale le diverse comunità che stavano lavorando alla costruzione di infrastrutture principianti o avanzate proposero alla Commissione europea delle tematiche precise. Tra queste, quarantuno vennero valutate «ad alto potenziale di merito» e trovarono accoglienza nel bando «Infraia-1».
La prima arrivata tra le infrastrutture con capofila italiano è «Iperion Ch», Integrated Project for the European Research Infrastructure On Cultural Heritage (8 milioni), coordinata da Luca Pezzati, dell’Istituto Nazionale di Ottica (Ino-Cnr), con sede ad Arcetri. Classificata al sesto posto (con 14 punti, in verità al terzo posto se si contano gli ex-aequo), «Iperion Ch» è l’infrastruttura multidisciplinare europea per le scienze e le tecnologie della conservazione, una rete che abbraccia diverse competenze, da fisica e chimica, a ingegneria, architettura, oltre ovviamente alle scienze umane e sociali; una rete peraltro che coinvolge un multiforme tessuto d’imprese che include le botteghe dei restauratori assieme a quelle a tecnologia avanzata all’avanguardia nella produzione di laser per la pulizia dei monumenti e per la diagnostica non invasiva. Né è un caso, visto il prestigio dei museologi, conservatori e restauratori italiani, che «Iperion Ch» sia la prima in Europa tra le infrastrutture avanzate del settore scienze umane e sociali. Si tratta di un bell’esempio di come i ministeri della Ricerca e della Cultura (in Italia, il Miur e il Mibact) lavorino fianco a fianco per massimizzare l’efficacia degli interventi.
All’ottavo posto vediamo l’infrastruttura avanzata per il settore terra e ambiente «Actris-2», Aerosols, Clouds, and Trace Gases Research Infrastructure Network (9,5 milioni), coordinata da Gelsomina Pappalardo dell’Istituto di Metodologie per l’Analisi ambientale (Imaa-Cnr), con sede a Tito Scalo presso Potenza. «Actris-2» rende possibile la standardizzazione dei dati sugli aerosol per lo scambio delle rilevazioni tra le stazioni a terra. Al dodicesimo posto è arrivata «Ahead», Integrated Activities for the High Energy Astrophysics Domain (5 milioni), coordinata da Luigi Piro, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), sede di Roma, infrastruttura principiante per la fisica, che ha come obiettivo il coordinamento, l’accesso e attività di ricerca congiunte della comunità degli astrofisici delle alte energie. Al tredicesimo posto, «SoBigData», So Big Data Research Infrastructure (5 milioni), infrastruttura principiante per matematica e Ict, coordinata da Fosca Giannotti dell’Istituto di Scienze e Tecnologie dell’Informazione, Alessandro Faedo (Isti-Cnr), con sede all’area di ricerca di Pisa, che si propone la creazione di un ecosistema europeo per l’analisi dei «Big Data» basato su una piattaforma aperta federata per l’accelerazione della conoscenza. Al quattordicesimo posto, «Nffa-Europe», Nanoscience Foundries and Fine Analysis-Europe (10 milioni), infrastruttura avanzata del settore ingegneria e scienza dei materiali coordinata da Giorgio Rossi dell’Istituto Officina dei Materiali (Iom) del Cnr di Trieste, che punta a integrare l’attività dei Laboratori di Nanoscienze con l’analisi fine della materia presso le Large Scale Facilities analitiche. Last but not least, al ventunesimo posto, «Hpc-Europa3», Transnational Access Program for a Pan-European Network of Hpc Research Infrastructures and Laboratories for Scientific Computing (10 milioni), infrastruttura avanzata per il settore matematica e Ict, coordinata da Francesca Garofalo del Consorzio Interuniversitario Cineca, il Centro italiano di supercalcolo.
Si tratta di un indubbio successo dell’Italia e si tratta di un indubbio successo del Cnr, che colloca quattro suoi progetti in posizioni finanziabili. Bene fa il Miur, dunque, ad affidare agli enti pubblici di ricerca la funzione di far da traino al Paese in Europa per le infrastrutture di ricerca, per le quali nel pilastro «Excellent Science di Horizon 2020» sono previsti finanziamenti fino a 2.470 milioni di euro. Se è vero che i dati del passato sono buoni per l’Italia, è anche vero che per il futuro siamo messi meglio. Troppo presto per dire che tagli lineari e difficoltà di programmazione ci abbiano spezzato le gambe.
Bandito nell’aprile 2014, «Infraia» ha messo in palio 140 milioni di euro. Era stato formulato a seguito della raccolta di un numero assai alto di espressioni d’interesse bottom up durante la Integrated Infrastructures Initiative (I3) dell’autunno del 2012, nella quale le diverse comunità che stavano lavorando alla costruzione di infrastrutture principianti o avanzate proposero alla Commissione europea delle tematiche precise. Tra queste, quarantuno vennero valutate «ad alto potenziale di merito» e trovarono accoglienza nel bando «Infraia-1».
La prima arrivata tra le infrastrutture con capofila italiano è «Iperion Ch», Integrated Project for the European Research Infrastructure On Cultural Heritage (8 milioni), coordinata da Luca Pezzati, dell’Istituto Nazionale di Ottica (Ino-Cnr), con sede ad Arcetri. Classificata al sesto posto (con 14 punti, in verità al terzo posto se si contano gli ex-aequo), «Iperion Ch» è l’infrastruttura multidisciplinare europea per le scienze e le tecnologie della conservazione, una rete che abbraccia diverse competenze, da fisica e chimica, a ingegneria, architettura, oltre ovviamente alle scienze umane e sociali; una rete peraltro che coinvolge un multiforme tessuto d’imprese che include le botteghe dei restauratori assieme a quelle a tecnologia avanzata all’avanguardia nella produzione di laser per la pulizia dei monumenti e per la diagnostica non invasiva. Né è un caso, visto il prestigio dei museologi, conservatori e restauratori italiani, che «Iperion Ch» sia la prima in Europa tra le infrastrutture avanzate del settore scienze umane e sociali. Si tratta di un bell’esempio di come i ministeri della Ricerca e della Cultura (in Italia, il Miur e il Mibact) lavorino fianco a fianco per massimizzare l’efficacia degli interventi.
All’ottavo posto vediamo l’infrastruttura avanzata per il settore terra e ambiente «Actris-2», Aerosols, Clouds, and Trace Gases Research Infrastructure Network (9,5 milioni), coordinata da Gelsomina Pappalardo dell’Istituto di Metodologie per l’Analisi ambientale (Imaa-Cnr), con sede a Tito Scalo presso Potenza. «Actris-2» rende possibile la standardizzazione dei dati sugli aerosol per lo scambio delle rilevazioni tra le stazioni a terra. Al dodicesimo posto è arrivata «Ahead», Integrated Activities for the High Energy Astrophysics Domain (5 milioni), coordinata da Luigi Piro, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), sede di Roma, infrastruttura principiante per la fisica, che ha come obiettivo il coordinamento, l’accesso e attività di ricerca congiunte della comunità degli astrofisici delle alte energie. Al tredicesimo posto, «SoBigData», So Big Data Research Infrastructure (5 milioni), infrastruttura principiante per matematica e Ict, coordinata da Fosca Giannotti dell’Istituto di Scienze e Tecnologie dell’Informazione, Alessandro Faedo (Isti-Cnr), con sede all’area di ricerca di Pisa, che si propone la creazione di un ecosistema europeo per l’analisi dei «Big Data» basato su una piattaforma aperta federata per l’accelerazione della conoscenza. Al quattordicesimo posto, «Nffa-Europe», Nanoscience Foundries and Fine Analysis-Europe (10 milioni), infrastruttura avanzata del settore ingegneria e scienza dei materiali coordinata da Giorgio Rossi dell’Istituto Officina dei Materiali (Iom) del Cnr di Trieste, che punta a integrare l’attività dei Laboratori di Nanoscienze con l’analisi fine della materia presso le Large Scale Facilities analitiche. Last but not least, al ventunesimo posto, «Hpc-Europa3», Transnational Access Program for a Pan-European Network of Hpc Research Infrastructures and Laboratories for Scientific Computing (10 milioni), infrastruttura avanzata per il settore matematica e Ict, coordinata da Francesca Garofalo del Consorzio Interuniversitario Cineca, il Centro italiano di supercalcolo.
Si tratta di un indubbio successo dell’Italia e si tratta di un indubbio successo del Cnr, che colloca quattro suoi progetti in posizioni finanziabili. Bene fa il Miur, dunque, ad affidare agli enti pubblici di ricerca la funzione di far da traino al Paese in Europa per le infrastrutture di ricerca, per le quali nel pilastro «Excellent Science di Horizon 2020» sono previsti finanziamenti fino a 2.470 milioni di euro. Se è vero che i dati del passato sono buoni per l’Italia, è anche vero che per il futuro siamo messi meglio. Troppo presto per dire che tagli lineari e difficoltà di programmazione ci abbiano spezzato le gambe.