Prima levata di scudi contro la norma comparsa nel decreto su banche e investimenti, anticipata da Scuola 24 , che di fatto affida all’Istituto italiano di tecnologia di Genova la gestione dei brevetti di enti di ricerca e università. Ieri sono arrivate le prime critiche a una norma che, promettono dalla sponda Pd ,«sarà corretta» durante l’iter di conversione del decreto in Parlamento.
Il Pd pronto a correggere la norma
Il decreto approvato martedì scorso prevede che l’Iit provveda a «sistematizzare a scopi informativi e di vendita i risultati della ricerca scientifica e tecnologica svolta negli enti pubblici di ricerca, le competenze scientifico-tecnologiche e le infrastrutture di ricerca presenti negli enti stessi». Viene poi prevista l’istituzione – questo il punto più contestato – di un «sistema per la commercializzazione dei brevetti registrati da università, enti di ricerca e ricercatori del sistema pubblico e disponibili – si legge nel decreto – per l’utilizzazione da parte delle imprese». Un affidamento di fatto alla fondazione di Genova di tutto il patrimonio brevettuale della ricerca pubblica italiana. «La norma sarà corretta», è la promessa della senatrice Pd Francesca Puglisi, responsabile scuola nella segreteria di Matteo Renzi, che ieri ha risposto così su twitter all’allarme lanciato da Bologna dal candidato rettore dell’Alma mater, Maurizio Sobrero che aveva parlato subito di tentativo del Governo di privatizzare i brevetti. Sulla stessa scia di Puglisi anche la collega di partito, la deputata Manuela Ghizzoni: «Scelta incomprensibile – ha scritto anche lei su twitter – grave se la norma venisse confermata nel testo in Gazzetta Ufficiale. Impegnamoci perché venga stralciata prima».
Contrari anche dentro l’Iit
La norma a quanto si apprende avrebbe preso in contropiede tutti gli uffici tecnici dei ministeri interessati (Mise, Miur, Mef), in particolare il ministero dello Sviluppo economico che aveva proposto solo un intervento che favorisse il decollo delle strat up nell’orbita dell’Iit di Genova. La norma sarebbe stata inserita – probabilmente dall’Economia – domenica, ma la paternità è ancora sconosciuta. Per ora sembra confermato che resti nel testo che sarà pubblicato a giorni in Gazzetta. Ma non dovrebbe avere lunga vita anche perché è lo stesso Istituto italiano di tecnologia che non sarebbe favorevole a queste norme che gli affiderebbero compiti difficili se non impossibili da maneggiare. Qualcuno parla anche di “polpetta avvelenata”. Si capirà nei prossimi giorni se si è trattato solo di una svista o se invece dietro c’è una regìa precisa.