“Versi ispirati dalle trincee”, di Gennaro Sangiuliano – Il Sole 24 Ore 18.01.15
«Assisto la notte violentata. L’aria è crivellata come una trina, dalle schioppettate degli uomini, ritratti nelle trincee come le lumache nel loro guscio». Sono i primi versi di una poesia di Giuseppe Ungaretti, Immagini di guerra scritta in una trincea di Valloncello di Cima, nella zona del monte San Michele, che fu uno dei teatri più duri della Grande Guerra, un’autentica fornace di vite umane. «Non dire alla povera mamma che io sia morto solo», scrive, invece, Corrado Alvaro, giovane ufficiale, che definisce le sue poesie dal fronte «grigio-verdi», come la divisa dei militari. Quella di «poeta soldato» è una formula ricorrente. La Prima guerra mondiale è certamente quella dei contadini scaraventati in un «inutile massacro», secondo la definizione che ne dette papa Benedetto XV, il primo conflitto di massa, la guerra della modernità. Ma è anche il momento a cui scrittori, poeti, giornalisti, accademici, non possono sottrarsi, perché dopo tante parole appare chiaro il “dovere” come osservò Gaetano Salvemini. Le trincee, il fango, il freddo, le mitragliatrici, e soprattutto la morte di tanti commilitoni …