Accompagnato e preceduto dal presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, il premier Matteo Renzi ha tenuto all’assemblea di Strasburgo in riunione plenaria il discorso che segna la fine del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea. Un intervento nel corso del quale Renzi ha chiesto il saluto del Parlamento a un europeista convinto come Giorgio Napolitano, prossimo a lasciare la presidenza della Repubblica Italiana. Renzi ha inoltre ricordato la sfida da vincere contro la demagogia della paura. Quanto ai risultati del semestre Ue a presidenza italiana, il premier si è rammaricato per la sconfitta del “made in” e ha sottolineato la necessità di un cambiamento per la crescita che con la Commissione Juncker c’è stato, anche se nei fatti “ancora non si vede”. Ma ha anche ribadito che l’Italia sa che i suoi problemi “deve affrontarli a casa sua”.
Il presidente Schulz, prima di introdurre l’intervento di Matteo Renzi, ha espresso un monito all’Europarlamento, pensando a quanto accaduto a Parigi. “Avveniva 70 anni fa. I russi liberavano il campo di Auschwitz, oltre un milione di morti, ebrei di Polonia, Ungheria, Paesi Bassi, Grecia, sinti e rom, malati, omosessuali, handicappati, prigionieri politici. E innumerevoli bambini. I nazisti avevano deciso che andavano sterminati. Il luogo più importante nella storia del genocidio. Deve continuare a essere un grido di disperazione e un monito per tutti, perché non si ripeta. La responsabilità che deriva da questi atti scellerati è comune del popolo a cui appartengo, il popolo tedesco. La responsabilità che non si ripeta. Il modo di affrontare la storia è decisivo per il futuro. Sapere cosa è successo, per difendere la libertà e la dignità umana. Opporci ogni giorno al ritorno di odio, xenofobia, intolleranza. Eppure oggi ci sono ebrei che devono temere per la loro vita. Dobbiamo essere compatti contro la paura. Non farci contagiare dall’odio degli attentatori di Parigi. Difendere la dignità di tutti e la vita di ogni essere umano. In questo Parlamento, con grande serietà e impegno”.
E’ stata quindi la volta di Matteo Renzi. “Non si guida un semestre pensando all’interesse del tuo Paese, ma pensando al futuro dell’Europa. In questi sei mesi abbiamo fatto molto, ciò che serve all’Italia lo fanno gli italiani. E gli europei devono sapere che noi abbiamo dato più risosrse di quante ne abbiamo preso. L’Italia ha contribuito a salvare Stati e istituti di credito di altri Paesi, senza prendere un centesimo per i propri istituti, che hanno dovuto mettere nuovi capitali dopo gli stress test, ma perché crediamo nell’Europa. L’Italia se vuole stare nella competizione globale deve cambiare, in questi sei mesi abbiamo fatto molto. Noi italiani sappiamo che nostra sfida non è qui ma a casa nostra. Noi abbiamo dell’Europa l’idea di un luogo di speranza per le prossime generazioni. Abbiamo fatto le nostre riforme avendo esempi nella nostra storia di grandi europeisti. Vorrei ricordarne uno: Giorgio Napolitano, che in queste ore lascerà l’incarico”. E scatta l’applauso dell’Europarlamento.
“In questi sei mesi ci pare di aver visto un cambiamento profondo nella direzione. Ma ancora non nei fatti”. Lo dice il presidente del consiglio ricordando l’importanza di una politica economica europea improntata alla crescita, nel discorso di chiusura del semestre europeo. E’ “incomprensibile”, secondo Renzi, che ci sia “resistenza, da parte di alcuni Paesi”, contro la messa a punto di norme europee di tutela del “made in”. Di qui il rammarico per il mancato raggiungimento di un accordo su questo punto strategico per l’Italia durante il semestre di presidenza Ue. “Siamo pronti a essere generosi con il fondo per gli investimenti strategici della Commissione europea. Il mondo reclama più Europa, non meno Europa – ribadisce il premier -. Ma dobbiamo dire la verità: questo tipo di Europa ha dato l’impressione di essere troppo spesso un modello basato sull’economia, sui parametri, sui vincoli. Al termine dei sei mesi possiamo dire che questo atteggiamento è stato un errore. Crescita e innovazione, al G20, sono risuonate ovunque. Noi dobbiamo essere alla guida di questo cambiamento”.
“Il cambiamento che la Commissione Juncker sta portando avanti andava immaginato negli ultimi sei anni, non negli ultimi sei mesi – sottolinea Renzi -. Dobbiamo essere guida di questo cambiamento. Lo saremo se faremo dell’Europa una superpotenza, non economica, ma contro la demagogia della paura” che “vorrebbe rinchiuderci in una fortezza”. La demagogia dei “nostri nemici” che “non potendo ucciderci puntano a cambiare il nostro modo di vivere: non possiamo consentirlo a nessuno. Il luogo dell’Europa non è la fortezza ma la piazza, non il conflitto e lo scontro ma il dialogo e l’incontro”.
In chiusura, Renzi riprende un concetto già espresso: “Il contrario di identità non è integrazione ma anonimato. E il contrario di integrazione è disintegrazione e distruzione”. E promette che “da uomo di governo e da uomo di sinistra dico che non lasceremo mai la parola identità a chi grida più forte. Io appartengo alla mia terra. Sono orgoglioso di essere europeo, italiano, fiorentino”. E cita le parole che Dante attribuisce a Ulisse nella Divina Commedia: “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”. Sulle ultime battute del discorso di Renzi, si sono levate sporadiche urla di disapprovazione. Era il leader della Lega Matteo Salvini, con frasi del tipo: “E’ il deserto, non ti ascoltano neppure i tuoi”. Renzi, citando l’Ulisse di Dante, replica: “Leggere più di due libri è difficile per alcuni di voi, lo capisco”.
“Questo semestre di presidenza italiana è stato il nulla: lo dimostra quest’aula deserta”. Così il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, ha commentato il discorso del premier intervenendo a Strasburgo. “Oggi la degna fine di sei mesi chiacchiere. Auguri alla Lettonia che farà certamente meglio di questo semestre drammatico”. “In questo semestre il debito è aumentato di 74 miliardi, la disoccupazione è quasi al 13,5%, in questo semestre i nostri titoli sono stati declassati a leggermente migliore di spazzatura, e questo è l’unico miglioramento. Ci manca che si abbassa l’aspettativa di vita e questo semestre è stato fantastico”. Così Beppe Grillo, dalle tribune dei visitatori del Parlamento europeo a Strasburgo.
Il Presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha riconosciuto alla presidenza italiana il merito di avere spinto per il cambiamento di passo dell’Unione europea. “La presidenza italiana ha fatto molto, a partire dall’accordo per il bilancio europeo 2014-2015: senza la volontà della presidenza non ci sarebbe stato un accordo, saremmo nel pieno di una crisi di bilancio di cui avremmo sofferto tutti”.
“Voglio fare un complimento al Governo italiano: ha lasciato l’immagine di governo molto competente. E’ stato un grande successo”. Così il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz nel corso di una conferenza stampa a Strasburgo insieme al presidente del Consiglio Matteo Renzi sul semestre di presidenza italiana dell’Ue.
In sede di replica, matteo Renzi ha avvertito proprio Salvini: “Quando ci sarà la campagna elettorale fra tre anni, sarà facile per gli elettori della Lega chiedere a Renzi cosa ha fatto in Europa. Ma sarà facile anche chiedere a Salvini cosa ha fatto per l’italia”. Renzi ha fatto poi riferimento alla richiesta, avanzata da Marine Le Pen e dallo stesso Salvini di sospendere il trattato di Schengen sulla libera circolazione in Ue. “Sarebbe la fine dell’Ue, l’Italia dovrebbe essere totalmente contraria. Anche l’ex ministro dell’interno, il leghista Roberto Maroni, ha ricordato Renzi, ha sostenuto la pericolosità per l’Europa e per il nostro Paese di una iniziativa del genere. Quanto a Grillo, “quando i parlamentari 5 Stelle sostengono che le famiglie italiane si stanno impoverendo”, ha ribattuto il premier, dicono una cosa “che cozza con la realtà dei fatti e dei numeri. I risparmi sono cresciuti. E’ molto difficile convincervi della realtà, ma a un certo punto la realtà si impone”.
Poi, in conferenza stampa, Renzi ha respinto l’idea di un rimpasto nella squadra di governo perché “attribuire ai ministri economici” la responsabilità di alcuni dati “è poco più di una barzelletta. La squadra è questa”. Il premier ha ulteriormente rivendicato il valore dell’iniziativa italiana per il passaggio in sede Ue da un approccio di austerità alla flessibilità. “Se quello che si e fatto in sei mesi per flessibilità e investimenti si fosse fatto nei sei anni precedenti l’Europa non sarebbe vicina alla deflazione”. In Italia “siamo convinti che quest’anno tornerà il segno più” sul Pil, ha aggiunto Renzi, “si è ridotta la distanza tra l’andamento della crescita in Italia e negli altri paesi Ue, anche se non ancora in modo soddisfacente”. Per Renzi, costo del denaro, euro e prezzi petrolio bassi aiuteranno la crescita. Ma la grande sfida è “tornare a un clima di fiducia. Se saremo capaci di vincerla, l’Italia con la sua industria manifatturiera, il suo surplus primario che non ha nessuno, ha un grandissimo futuro davanti. Potrà avvenire, a patto che gli italiani tornino a crederci”.