Se ti specializzi, lavori di più. Il principio diventa regola negli Its, gli Istituti tecnici superiori che rappresentano dal 2010 l’unica alternativa all’università nella formazione terziaria. Per il solo biennio 2014-2016, le 75 fondazioni Its attive in Italia hanno registrato 120 nuovi corsi e più di 2.400 iscritti al primo anno. Un’infornata che rinforza i 232 moduli presentati nel 2013 e le sei aeree dell’offerta formativa: efficienza energetica, mobilità sostenibile, nuove tecnologie per la vita, nuove tecnologie per il made in Italy, tecnologie innovative per i beni e le attività di turismo, tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Ma come funzionano i programmi? Radicati sulla vocazione economica delle regioni, gli Its offrono corsi biennali con impatto diretto sul lavoro. Le 1.800-2mila ore di corso sono occupate per almeno il 30% da uno stage, corsia preferenziale per un tasso di occupazione record: il 65% degli allievi ha trovato lavoro, con picchi del 90% in Veneto e del 100% nel caso dell’Its di Genova.
Secondo i diplomati nei primi bienni, gli Its garantiscono quella contaminazione tra formazione e lavoro che resta evanescente negli anni di scuola o università. Solo tra i corsi al via quest’anno emergono opzioni come l’Its del turismo e dell’ospitalità dell’eccellenza italiana, sistemi e soluzioni di informatica medica o diplomi di tecnico superiore per prodotto, marketing e internazionalizzazione del settore legno arredo. E la crescita di numeri si rispecchia nelle testimonianze degli allievi, dal Veneto al Lazio. Luca Signorini, classe 1984, si è diplomato all’Its di Verona nel 2012 dopo una laurea in marketing e comunicazione. Oggi è assunto a tempo indeterminato a Nagel Group, azienda di logistica e trasporti. «Perché mi sono iscritto? Semplice: cercavo un corso in logistica, in modo da poter essere un po’ più specializzato – spiega Signorini -. L’aspetto migliore dei corsi è che ti danno l’opportunità di farti conoscere dalle aziende. Nel mio caso ho fatto il primo stage, poi sono stato confermato e oggi ho un contatto a tempo indeterminato». Potendo scegliere, Signorini consiglia l’integrazione di laurea e Its: «Sarebbe la combinazione ideale. L’Its è molto tecnico, mentre gli studi triennali ti possono dare un’infarinatura, che è comunque nel lavoro che si andrà a fare». Viceversa, gli istituti possono essere un’alternativa tout court all’immatricolazione all’università. Giorgia Carchella, 22 anni, si è diplomata in tecnologie per la vita all’Its di Pomezia (Roma). Oggi sta dando vita a una start up di integratori alimentari con altre tre ragazze. E non tornerebbe indietro: «Parlando con gli amici che frequentano l’università, ho visto che nei “nostri” corsi tocchi con più mano il mondo del lavoro». Anche nel suo caso, però, a far la differenza è stato il tirocinio: «È stato parte integrante del progetto. Sono 600 ore, e non ho difficoltà a trovare una collocazione che mi interessasse. Il resto dei miei compagni? Dalla mia classe sono emerse tre start up».
Ma come funzionano i programmi? Radicati sulla vocazione economica delle regioni, gli Its offrono corsi biennali con impatto diretto sul lavoro. Le 1.800-2mila ore di corso sono occupate per almeno il 30% da uno stage, corsia preferenziale per un tasso di occupazione record: il 65% degli allievi ha trovato lavoro, con picchi del 90% in Veneto e del 100% nel caso dell’Its di Genova.
Secondo i diplomati nei primi bienni, gli Its garantiscono quella contaminazione tra formazione e lavoro che resta evanescente negli anni di scuola o università. Solo tra i corsi al via quest’anno emergono opzioni come l’Its del turismo e dell’ospitalità dell’eccellenza italiana, sistemi e soluzioni di informatica medica o diplomi di tecnico superiore per prodotto, marketing e internazionalizzazione del settore legno arredo. E la crescita di numeri si rispecchia nelle testimonianze degli allievi, dal Veneto al Lazio. Luca Signorini, classe 1984, si è diplomato all’Its di Verona nel 2012 dopo una laurea in marketing e comunicazione. Oggi è assunto a tempo indeterminato a Nagel Group, azienda di logistica e trasporti. «Perché mi sono iscritto? Semplice: cercavo un corso in logistica, in modo da poter essere un po’ più specializzato – spiega Signorini -. L’aspetto migliore dei corsi è che ti danno l’opportunità di farti conoscere dalle aziende. Nel mio caso ho fatto il primo stage, poi sono stato confermato e oggi ho un contatto a tempo indeterminato». Potendo scegliere, Signorini consiglia l’integrazione di laurea e Its: «Sarebbe la combinazione ideale. L’Its è molto tecnico, mentre gli studi triennali ti possono dare un’infarinatura, che è comunque nel lavoro che si andrà a fare». Viceversa, gli istituti possono essere un’alternativa tout court all’immatricolazione all’università. Giorgia Carchella, 22 anni, si è diplomata in tecnologie per la vita all’Its di Pomezia (Roma). Oggi sta dando vita a una start up di integratori alimentari con altre tre ragazze. E non tornerebbe indietro: «Parlando con gli amici che frequentano l’università, ho visto che nei “nostri” corsi tocchi con più mano il mondo del lavoro». Anche nel suo caso, però, a far la differenza è stato il tirocinio: «È stato parte integrante del progetto. Sono 600 ore, e non ho difficoltà a trovare una collocazione che mi interessasse. Il resto dei miei compagni? Dalla mia classe sono emerse tre start up».