Finalmente anche un ebook è un libro. Anche in Italia, anche per il Fisco. La legge di Stabilità approvata dal Parlamento sancisce, dal primo gennaio 2015, l’applicazione dell’Iva al 4% e non più al 22. Per intenderci: fino al 31 dicembre il libro elettronico continuerà a essere trattato come un «servizio fornito elettronicamente», e quindi con l’aliquota massima; dal primo gennaio sarà trattato come un libro e quindi con l’Iva agevolata del 4%.
Per sapere se sarà davvero una vittoria bisognerà aspettare la decisione dell’Ecofin, il Consiglio che raccoglie i ministri dell’Economia dell’Unione Europea, ma l’approvazione del Parlamento italiano ha un sostanziale valore politico. Se l’Ecofin non deciderà di equiparare l’Iva, l’Italia, come la Francia (che l’ha ridotta al 5,5) e Lussemburgo (dov’è al 3%), corre il rischio di incorrere nella procedura di infrazione. «Se sarà avviata — ha dichiarato il ministro Dario Franceschini — ci difenderemo come stanno facendo Francia e Lussemburgo. Ma avvieremo comunque un lavoro di convincimento in sede europea».
La battaglia, promossa dagli editori e sostenuta da Franceschini, adesso deve servire a far cambiare idea agli altri Paesi d’Europa, compito non facile perché la decisione deve essere presa all’unanimità. Marco Polillo, presidente dell’Aie, l’Associazione italiana editori che ha promosso la campagna #unlibroèunlibro mobilitando 40 mila persone, spiega al «Corriere»: «Intanto Ecofin dovrà prendere la decisione partendo da alcune situazioni di fatto che sono a noi favorevoli. Perché un conto è avere l’appoggio formale del ministro che, con il semestre italiano di presidenza europea, aveva spinto il Consiglio dei ministri della Cultura dell’Ue ad appoggiare questa richiesta, un contro è avere una norma approvata dal Parlamento. Oltretutto questa è una delle poche questioni su cui c’è stato un accordo bipartisan».
In Europa il regime fiscale è diverso da Paese a Paese e molti applicano un’Iva agevolata sui libri, considerandoli veicoli di crescita culturale e democratica: in Norvegia, per esempio, sia il libro di carta che quello elettronico sono esenti da tassazione, mentre in Gran Bretagna e Irlanda è zero l’Iva sul cartaceo, ma non quella sull’ebook che arriva rispettivamente al 20 e al 23% e non tutti sono d’accordo con la proposta di equiparazione. «Insomma — dice Polillo — la battaglia non è ancora vinta, ma un grande passo avanti è stato fatto». Anche perché, dice Stefano Mauri, presidente del gruppo Gems, «grazie a questa campagna, molti Paesi europei che prima erano indifferenti al tema, se non contrari, adesso sono favorevoli. Insomma, per una volta, siamo noi da esempio. Abbiamo saputo dimostrare che sulle questioni fondamentali il mondo editoriale sa essere unito e convincente». E poi, scherza (ma non troppo) Mauri: «un altro effetto di questa campagna è quello di dimostrare che gli editori non sono dinosauri interessati soltanto alla carta, come alcuni dicono».
La speranza è che l’intervento contribuisca all’abbassamento del prezzo degli ebook e apra un mercato anche per i nativi digitali, magari invertendo la tendenza dei dati di lettura in continua erosione. «Un risultato decisivo, frutto di una mobilitazione mai vista, un’occasione in più per avvicinarsi ai libri anche attraverso il digitale» l’ha definito Laura Donnini, amministratore delegato di Rcs Libri che ha dato merito «al coraggio, alla tenacia, alla coerenza del ministro Dario Franceschini». Anche Riccardo Cavallero, direttore generale Libri Trade Mondadori, parla di «una grande emozione che ci ha uniti e resi determinati nel combattere una battaglia di grande impatto sociale».
«Risultato storico» per Antonio Monaco, ad di Sonda e presidente dei piccoli e medi editori dell’Aie: «Ci siamo fatti portavoce di ciò che lettori e autori ci chiedevano, di un mercato nuovo, di occasioni diverse di lettura». Soddisfazione anche a Torino, dove il Salone del Libro è da sempre cartina tornasole di ciò che succede nell’editoria: «Quest’anno potremo valutare i primi effetti di questo elemento di novità» ha detto il presidente Rolando Picchioni, mentre il direttore Ernesto Ferrero si augura che «la nuova strategia investa altre questioni in sofferenza: le librerie, le biblioteche, la formazione di nuovi lettori, che deve coinvolgere la famiglia e la scuola» .
La battaglia, promossa dagli editori e sostenuta da Franceschini, adesso deve servire a far cambiare idea agli altri Paesi d’Europa, compito non facile perché la decisione deve essere presa all’unanimità. Marco Polillo, presidente dell’Aie, l’Associazione italiana editori che ha promosso la campagna #unlibroèunlibro mobilitando 40 mila persone, spiega al «Corriere»: «Intanto Ecofin dovrà prendere la decisione partendo da alcune situazioni di fatto che sono a noi favorevoli. Perché un conto è avere l’appoggio formale del ministro che, con il semestre italiano di presidenza europea, aveva spinto il Consiglio dei ministri della Cultura dell’Ue ad appoggiare questa richiesta, un contro è avere una norma approvata dal Parlamento. Oltretutto questa è una delle poche questioni su cui c’è stato un accordo bipartisan».
In Europa il regime fiscale è diverso da Paese a Paese e molti applicano un’Iva agevolata sui libri, considerandoli veicoli di crescita culturale e democratica: in Norvegia, per esempio, sia il libro di carta che quello elettronico sono esenti da tassazione, mentre in Gran Bretagna e Irlanda è zero l’Iva sul cartaceo, ma non quella sull’ebook che arriva rispettivamente al 20 e al 23% e non tutti sono d’accordo con la proposta di equiparazione. «Insomma — dice Polillo — la battaglia non è ancora vinta, ma un grande passo avanti è stato fatto». Anche perché, dice Stefano Mauri, presidente del gruppo Gems, «grazie a questa campagna, molti Paesi europei che prima erano indifferenti al tema, se non contrari, adesso sono favorevoli. Insomma, per una volta, siamo noi da esempio. Abbiamo saputo dimostrare che sulle questioni fondamentali il mondo editoriale sa essere unito e convincente». E poi, scherza (ma non troppo) Mauri: «un altro effetto di questa campagna è quello di dimostrare che gli editori non sono dinosauri interessati soltanto alla carta, come alcuni dicono».
La speranza è che l’intervento contribuisca all’abbassamento del prezzo degli ebook e apra un mercato anche per i nativi digitali, magari invertendo la tendenza dei dati di lettura in continua erosione. «Un risultato decisivo, frutto di una mobilitazione mai vista, un’occasione in più per avvicinarsi ai libri anche attraverso il digitale» l’ha definito Laura Donnini, amministratore delegato di Rcs Libri che ha dato merito «al coraggio, alla tenacia, alla coerenza del ministro Dario Franceschini». Anche Riccardo Cavallero, direttore generale Libri Trade Mondadori, parla di «una grande emozione che ci ha uniti e resi determinati nel combattere una battaglia di grande impatto sociale».
«Risultato storico» per Antonio Monaco, ad di Sonda e presidente dei piccoli e medi editori dell’Aie: «Ci siamo fatti portavoce di ciò che lettori e autori ci chiedevano, di un mercato nuovo, di occasioni diverse di lettura». Soddisfazione anche a Torino, dove il Salone del Libro è da sempre cartina tornasole di ciò che succede nell’editoria: «Quest’anno potremo valutare i primi effetti di questo elemento di novità» ha detto il presidente Rolando Picchioni, mentre il direttore Ernesto Ferrero si augura che «la nuova strategia investa altre questioni in sofferenza: le librerie, le biblioteche, la formazione di nuovi lettori, che deve coinvolgere la famiglia e la scuola» .