"Generosi, semplici, di successo. Ecco gli eroi della normalità", di Elisabetta Rosaspina – Corriere della Sera 05.11.14
Che una buona notizia faccia notizia potrebbe già essere, di per sé, una cattiva notizia. Notizia, in quasi tutte le redazioni del mondo, è qualcosa di notevole perché inatteso, sorprendente o, per enfatizzare un po’, clamoroso. Funziona soprattutto se suscita angoscia, rabbia e magari orrore. Ma siccome sangue, indignazione e paura hanno il difetto di provocare assuefazione, capita che il dosaggio richiesto debba aumentare. E aumenti. Le buone notizie, si è creduto finora, perdono la gara con quelle cattive perché rispecchiano una realtà banale: non vendono, non generano traffico online, non scatenano dibattiti, non scaldano Facebook e Twitter. Ma se si scopre che, senza voler molestare De Amicis, scaldano i cuori e addolciscono l’umore quotidiano, ecco che una dose diventa necessaria, come un piccolo spot rinfrescante, durante il film dell’attualità che inizia e finisce con un prevedibile «mal»: malcostume, malgoverno, malfunzionamento, malasanità, malavita, maleducazione, malcontento. Quando proprio non è colpa di nessuno: maltempo. «Buone notizie», ovvero «Storie di un’Italia controcorrente nelle pagine del Corriere della Sera », il volume curato dal vicedirettore Giangiacomo Schiavi, ne …