Giovane (30 anni), bella, ricca (la «start up» che ha creato, per metà di sua proprietà, già vale 9 miliardi di dollari). E, soprattutto, capace di trasformare, se le promesse verranno mantenute, un intero settore della medicina: il modo di analizzare il sangue. Alla sua società, la Theranos , ne basta una goccia per tutti i test. Che vengono completati con grande rapidità e a costi bassissimi.
Elizabeth Holmes può diventare una protagonista assoluta della Silicon Valley: la prima donna a imporsi in mezzo ai Larry Page e agli Zuckerberg. Puntando non sull’ information technology ma sulla genetica. L’idea che l’ha animata fin da quando, a 19 anni, abbandonò la Stanford University , è quella di trasformare il modo di analizzare il sangue ottimizzando alcuni processi chimici e usando di più i dati del Dna delle cellule. Il mercato le sta dando ragione e Walgreens , una delle tre grandi reti Usa di farmacie, ha adottato il suo sistema di analisi. Lei promette che entro qualche anno ci sarà un centro Theranos a meno di 5 miglia dalla casa di ogni americano e intanto in Europa si allea col gigante sanitario Alliance Boots .
La finanza la premia: le società di venture capital hanno investito ben 400 milioni di dollari in Theranos mentre la rivista Forbes l’ha appena incoronata: primo miliardario al femminile della Silicon Valley (la società è a Palo Alto). Chi si interroga sulla credibilità e sull’accuratezza del metodo di analisi della Holmes trova un antidoto al suo scetticismo nella composizione del consiglio d’amministrazione della società: Elizabeth è riuscita a portare nel board della Theranos perfino Henry Kissinger e George Shultz. E i due ex segretari di Stato sono in buona compagnia: con loro anche l’ex ministro della Difesa Bill Perry, gli ex senatori Sam Nunn e Bill First e gli ex capi della banca Wells Fargo e del gruppo Bechtel . Ci sono anche un ammiraglio in pensione e un generale dei marines.
Una garanzia di credibilità? Sì, ma un po’ di mistero in questa storia c’è. E non lo diciamo perché chi scrive ha invano chiesto un’intervista a questo personaggio che centellina le sue uscite pubbliche. Quando viene interrogata sul nuovo metodo di analisi, la Holmes resta sul vago. Per proteggere la tecnologia esclusiva, spiega. Che é comunque blindata dietro 14 brevetti. Ora è pronta a partire e promette che le sue analisi costeranno un decimo di quelle tradizionali, mentre i risultati arriveranno subito (o quasi). Niente aghi, solo una specie di cerotto che preleva una goccia di sangue. Se vero, una pacchia per il paziente e la possibilità di ripetere con frequenza il test.
Sarebbe anche la fine di un intero settore della medicina, nella tradizione della disruption della Silicon Valley. «Era ora», ha detto lei parlando di recente alla TechCrunch Disrupt Conference , visto che le tecniche usate oggi sono vecchie di 50 anni. Comunque sapremo presto: Walgreens ha già cominciato ad analizzare il sangue col metodo Theranos in una trentina di farmacie in Arizona e a Palo Alto. E stanno partendo 3 ospedali di San Francisco e altri 22 in Idaho e Utah.
L’altro elemento di perplessità riguarda proprio la composizione del board della società: mai vista una simile concentrazione di personalità di alto rango neanche al vertice della Lockheed, della Exxon o dell’Ibm. Perché? Qualcuno ci vede l’aiuto del padre della Holmes, Christian, che è stato al vertice di varie agenzie americane di assistenza internazionale come Usaid. Ma Elizabeth dice che ha passato anni a girare la California spiegando alle personalità che incontrava le sue idee: Shultz e Kissinger ne sono rimasti colpiti.
Massimo Gaggi
La finanza la premia: le società di venture capital hanno investito ben 400 milioni di dollari in Theranos mentre la rivista Forbes l’ha appena incoronata: primo miliardario al femminile della Silicon Valley (la società è a Palo Alto). Chi si interroga sulla credibilità e sull’accuratezza del metodo di analisi della Holmes trova un antidoto al suo scetticismo nella composizione del consiglio d’amministrazione della società: Elizabeth è riuscita a portare nel board della Theranos perfino Henry Kissinger e George Shultz. E i due ex segretari di Stato sono in buona compagnia: con loro anche l’ex ministro della Difesa Bill Perry, gli ex senatori Sam Nunn e Bill First e gli ex capi della banca Wells Fargo e del gruppo Bechtel . Ci sono anche un ammiraglio in pensione e un generale dei marines.
Una garanzia di credibilità? Sì, ma un po’ di mistero in questa storia c’è. E non lo diciamo perché chi scrive ha invano chiesto un’intervista a questo personaggio che centellina le sue uscite pubbliche. Quando viene interrogata sul nuovo metodo di analisi, la Holmes resta sul vago. Per proteggere la tecnologia esclusiva, spiega. Che é comunque blindata dietro 14 brevetti. Ora è pronta a partire e promette che le sue analisi costeranno un decimo di quelle tradizionali, mentre i risultati arriveranno subito (o quasi). Niente aghi, solo una specie di cerotto che preleva una goccia di sangue. Se vero, una pacchia per il paziente e la possibilità di ripetere con frequenza il test.
Sarebbe anche la fine di un intero settore della medicina, nella tradizione della disruption della Silicon Valley. «Era ora», ha detto lei parlando di recente alla TechCrunch Disrupt Conference , visto che le tecniche usate oggi sono vecchie di 50 anni. Comunque sapremo presto: Walgreens ha già cominciato ad analizzare il sangue col metodo Theranos in una trentina di farmacie in Arizona e a Palo Alto. E stanno partendo 3 ospedali di San Francisco e altri 22 in Idaho e Utah.
L’altro elemento di perplessità riguarda proprio la composizione del board della società: mai vista una simile concentrazione di personalità di alto rango neanche al vertice della Lockheed, della Exxon o dell’Ibm. Perché? Qualcuno ci vede l’aiuto del padre della Holmes, Christian, che è stato al vertice di varie agenzie americane di assistenza internazionale come Usaid. Ma Elizabeth dice che ha passato anni a girare la California spiegando alle personalità che incontrava le sue idee: Shultz e Kissinger ne sono rimasti colpiti.
Massimo Gaggi