Non c’era niente di neutrale, tutto ostentava e manifestava un punto di vista o una dichiarazione d’intenti.
(da “Un giorno” di David Nicholls – Neri Pozza, 2009 – pag. 17) * * *
Stasera i telespettatori italiani, quel pubblico di “teledipendenti” che non tollerano più la proliferazione mediatica dei talk show, avranno l’occasione di fare una scelta alternativa e di vedere magari “Italy in a day”: un film collettivo per la regia di Gabriele Salvatores che in realtà è un “catalogo dei sentimenti”; un inventario degli umori, delle paure e delle speranze che animano in questo momento i cittadini del nostro Paese (Rai Tre, ore 21,30, senza interruzioni pubblicitarie). Un pezzo di storia d’Italia, condensato in un giorno. Un documentario psicologico ed emotivo su un popolo che, nonostante tutto, vuole guardare avanti per crescere e progredire.
Il film è stato realizzato, su invito di Rai Cinema, dagli stessi cittadini che il 26 ottobre 2013 hanno accettato di riprendere liberamente uno spezzone della propria giornata. Sono arrivati circa 45 mila video, per circa 2.200 ore di trasmissione, da cui sono stati estratti 635 filmati (tra cui anche un frame di una riunione a Repubblica e un altro in cui s’intravvede il direttore del settimanale L’Espresso, Bruno Manfellotto, che arriva in redazione) per un totale di 70 minuti. Un prodotto, insomma, di quella che si chiama “cultura partecipativa”, integrata e arricchita per l’occasione dall’intervento professionale di un grande regista e di un team di tecnici, produttori, montatori.
C’è un’Italia composita in questo docu-film, di uomini e donne, giovani e anziani, genitori e figli, che davanti a una piccola telecamera o a un telefonino si sottopongono consapevolmente a una seduta collettiva di autoanalisi, come per prendere coscienza di sé e dei propri sentimenti. La “mano” esperta del regista è riuscita a montare e a cucire tutti questi frame in un avvincente caleidoscopio di situazioni, immagini e parole. Ne scaturisce così un racconto unitario, dall’alba fino a sera, ricco di momenti pubblici e privati, intimi e familiari.
Al film di Salvatores si può anche addebitare un eccesso di buonismo o di sentimentalismo. Ma, al di là dei suoi contenuti cinematografici e dei suoi valori sociali, “Un giorno da italiani” rappresenta un modello di quella missione istituzionale della Rai che spesso viene tradita dalla programmazione quotidiana: dalla superficialità di certe serie televisive alla banalità di certi giochi a quiz fino alle surreali isole dei famosi o presunti tali. Un servizio pubblico capace cioè di mettersi al servizio della collettività, per svolgere una funzione di collante e alimentare così l’identità nazionale. Questo è stato, del resto, il ruolo civile della Rai nei primi vent’anni della sua storia e per la parte migliore anche oltre: l’unico motivo che può giustificare l’esistenza di una tv di Stato e quindi la riscossione del canone d’abbonamento.
All’interno di quella che resta tuttora la più grande azienda culturale del Paese, Rai Cinema è il fulcro dell’industria cinematografica italiana e più in generale di tutto il comparto audiovisivo. Un volano o un moltiplicatore economico per tanti produttori indipendenti che altrimenti non riuscirebbero a raggiungere da soli il circuito della grande distribuzione. E in questo senso, appunto, rappresenta una garanzia di pluralismo per questo settore. Contraria alla delocalizzazione, la società di cui è amministratore delegato Paolo Del Brocco punta anche a valorizzare il territorio italiano, utilizzando le location straniere solo quando sono indispensabili per il meccanismo narrativo del film: non è poco in un Paese in cui qualcuno pensa di poter trasferire in Puglia le storie del commissario Montalbano ambientate inequivocabilmente in Sicilia dalla penna di Andrea Camilleri.
Fa riflettere il fatto che un analogo esperimento realizzato precedentemente in Gran Bretagna abbia raccolto circa 15mila video, cioè appena un terzo di quelli “made in Italy”. E ciò ha indotto Del Brocco, nella serata di presentazione all’Auditorium Conciliazione di Roma, a dichiarare con un certo compiacimento: “Rai batte Bbc 3-1”. Ma forse la risposta corale degli italiani può essere interpretata come un indice di quell’individualismo che caratterizza nel bene e nel male il nostro popolo, alimentando la sua inclinazione naturale al protagonismo o all’esibizionismo. Anche per questo il film di Salvatores è uno straordinario documento sul Paese in cui viviamo, felici e scontenti.