Devono essere nuove e con una leadership a prevalenza femminile o di giovani. Sono le «imprese a tasso zero», sostenute da un nuovo strumento di finanza agevolata per la promozione dell’imprenditorialità giovanile e femminile. Il decreto – che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare – è alle battute finali: già firmato dal ministro dello Sviluppo economico è ora all’esame dell’Economia prima di prendere la strada della «Gazzetta Ufficiale». Ma intanto arriva la proroga per l’apertura dello sportello del bonus a favore dei progetti di ricerca e sviluppo di Horizon 2020. Con un decreto direttoriale firmato ieri il Mise ha fatto slittare il via alla corsa ai 300 milioni dal 30 settembre al 27 ottobre.
«Imprese a tasso zero» potrebbe valere un tesoretto: si parla di 1,5 miliardi in 4 anni e per la prima tranche di 500 milioni fino a esaurimento dei fondi. E receperirà le nuove indicazioni del Governo in materia di incentivi con la chiusura dei rubinetti dei finanziamenti a fondo perduto e il progressivo spostamento dei bonus alle imprese su formule a mutuo agevolato. È il caso di questa nuova misura che finanzia programmi di investimento fino a un massimo di 1,5 milioni concedendo mutui a tasso zero a copertura delle spese fino al 75% dell’investimento da rimborsare in otto anni. Per accedere ai finanziamenti l’azienda deve essere costituita da non più di dodici mesi e con una compagine societaria a maggioranza femminile o di giovani dai 18 ai 35 anni.
Ammessi – secondo il testo – investimenti per la produzione nell’industria, artigianato e trasformazione dei prodotti agricoli, servizi in tutti i settori economici, commercio, turismo ma anche «alle attività riconducibili anche a più settori di particolare rilevanza per lo sviluppo dell’imprenditorialità giovanile, come la valorizzazione turistico–culturale e innovazione sociale. Tra le spese c’è di tutto: suolo aziendale, fabbricati, macchine e impianti, Ict, brevetti, formazione, consulenze. Il bonus è a sportello e soggiace alla disciplina Ue del «de minimis». «Si tratta di una misura molto importante – dice Domenico Arcuri, ad di Invitalia, il gestore dei finanziamenti – perché abroga la vecchia legge De Vito che aveva 27 anni di vita ed era stata nel tempo innovata per stratificazioni affastellate. Siamo riusciti ad abrogarla e a modificarla con questa nuova che ha caratteristiche molto più moderne e secondo me molto più coerenti con i bisogni di un Paese che ha i problemi che ben conosciamo». Arcuri “promuove” anche la riforma degli incentivi: «Una cosa sacrosanta, in Italia esiste oramai da troppo tempo un numero eccessivo di incentivi alle imprese, il 95% dei quali non li conoscono nemmeno le aziende che dovrebbero beneficiarne». Con le “vecchie” misure sull’autoimprenditorialità giovanile che saranno soppiantate dal nuovo bonus, Invitalia ha erogato dal 1986 alla fine di agosto contributi per più di 3 miliardi di euro andati a 2.020 progetti su 9.579 presentati. Gli investimenti generati hanno superato la soglia di 2,6 miliardi di euro.
«Imprese a tasso zero» non è però l’unica novità: alla firma del Mef, dopo l’ok dello Sviluppo economico, c’è anche la nuova Smart&Start, il bonus per le start up innovative che una volta in vigore allargherà i benefici a tutte le imprese sul territorio nazionale.
Pubblicato il 18 Settembre 2014